PALERMO – “Ma che vogliono sperimentare che questo Mancino trattò con me?…loro vorrebbero così, ma se questo non è avvenuto mai!”. Così, il boss Totò Riina, parlando durante l’ora d’aria col detenuto Alberto Lorusso, commenta il coinvolgimento dell’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino nel processo sulla trattativa Stato-mafia in corso davanti alla corte d’assise. La conversazione, che risale al 12 agosto 2013, è stata depositata a fine luglio dalla Procura. “Vogliono confermare che c’è stato questo collegamento”, gli dice Lorusso, pregiudicato pugliese in cella per omicidio. “Sì, sì – risponde Riina – Ma se non c’è stato”.
Quanto a Massimo Ciancimino, testimone e imputato al processo sulla trattativa, Riina crede che parli per interesse. “Penso di sì – spiega – Penso che vuole i soldi”. Il boss in un passaggio smentisce la tesi di Ciancimino jr sul ruolo del boss Bernardo Provenzano e del padre Vito Ciancimino nel suo arresto. “Io, mio padre, il colonnello Mori convincemmo Provenzano a fare arrestare Riina – dice Riina riportando le dichiarazioni del teste – Ma santo cielo, tu Ciancimino sei un folle di catene”. “C’è un pentito – spiega il boss riferendosi al ruolo del collaboratore Balduccio Di Maggio nella sua cattura – c’è uno che è andato con gli sbirri là con il furgone”.