Nuove regole per il Consiglio comunale: si naviga tra 172 emendamenti - Live Sicilia

Nuove regole per il Consiglio comunale: si naviga tra 172 emendamenti

La delibera è stata incardinata, ma la trattazione è stata rinviata al 3 maggio.

CATANIA – Il fatto che ci siano 172 emendamenti da valutare rende chiara una cosa: il Consiglio comunale di Catania ha molto da dire sulle sue funzioni. Perché ieri sera, nell’aula di Palazzo degli elefanti dove si riunisce il senato cittadino, in discussione c’è il nuovo regolamento sul Consiglio comunale. Cioè il documento che stabilisce come gli eletti devono svolgere le loro funzioni. Quello in vigore, è datato 1987 e ormai naviga verso il 35esimo compleanno. “Meglio regole chiare anziché prassi consolidate”, è il mantra.

Ma 172 emendamenti, su un regolamento che si compone al momento di 22 pagine, sono davvero difficili da digerire, pur con tutta la buona volontà. Più di 130, poi, vengono da Lanfranco Zappalà: il più esperto tra tutti i consiglieri presenti, alla sua sesta consiliatura consecutiva, praticamente metà della vita trascorsa dietro agli scranni del municipio catanese. “Sono contento, con il mio lavoro, di avere dato stimolo anche agli altri”, dice Zappalà commentando l’inizio dei lavori.

A dare il via alla trattazione del regolamento è la consigliera Sara Pettinato, presidente della commissione che propone il documento al vaglio dei colleghi. “Ringrazio tutti per l’impegno”, dice. Poi lascia la parola al dibattito: e lì, come sempre, vengono fuori gli altarini. “Alcuni apparati del Comune di Catania sembravano fare altro anziché aiutare il Consiglio nello svolgimento delle sue funzioni”, comincia Sebastiano Anastasi, capogruppo di Grande Catania, il primo a togliersi dalle scarpe un sassolino che, consigliere dopo consigliere, sembra diventare un macigno.

Il protagonista degli attacchi di chi parla è l’ex direttore del Consiglio Fabrizio D’Emilio: mai citato, per garbo istituzionale, dai componenti del senato cittadino, ma soggetto di tutti i fastidi. Colpevole di avere rallentato i lavori del regolamento, con una tendenza alla burocratizzazione dell’aula che a molti è sembrata eccessiva. “Ma non ci ha fermato neanche la pandemia”, interviene Daniele Bottino. E poi Luca Sangiorgio: “Siamo stati ostacolati da qualche dirigente…”.

Però, alla fine, una proposta da fare arrivare al voto c’è stata: “Apprezzabile in maniera super partes, perché vuole andare nella direzione dell’efficientamento e dello snellimento del lavoro”, sottolinea Orazio Grasso. Perfino Graziano Bonaccorsi, il bastian contrario dell’aula in quota Movimento 5 stelle, riconosce il lavoro degli altri: “Apprezzo quanto fatto e detto dai colleghi della maggioranza – inizia, e poi sorride – Non sono ubriaco. Certo, si poteva fare molto di più”. Se non fosse stato, dice anche lui, per quelle difficoltà a dialogare con gli uffici.

Fatte le premesse, è il momento di passare al voto: parecchi emendamenti vengono accorpati in un maxi-emendamento, come deciso dalla conferenza dei capigruppo. Molti altri vengono ritirati dai proponenti: Sara Pettinato, in qualità di presidente della commissione Regolamento; Lanfranco Zappalà, ideatore delle modifiche, aiutato nel processo di scrematura dal presidente del Consiglio Giuseppe Castiglione. Qualche emendamento riceve una sonora bocciatura d’aula: come il numero 1, promosso dal consigliere Bartolomeo Curia, prevedeva la necessità di rimanere nelle commissioni per almeno mezz’ora per maturare il gettone di presenza. O come il numero 3, che prevedeva invece la rimozione dell’orario di firma dall’elenco dei consiglieri, ancora una volta in relazione alle commissioni consiliari.

Quando mancano ancora un centinaio di emendamenti da trattare e votazioni da fare, a prendere in mano la situazione è Anastasi: “Abbiamo bisogno di più tempo per studiare noi e per permettere al nuovo dirigente (Pietro Belfiore, insediatosi un paio di giorni fa, ndr) di approfondire la materia”. Tutto rinviato, quindi, a martedì 3 maggio. La delibera, intanto, è incardinata.

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