PALERMO – L’ultimo arrivo, quello che non ti aspetti, ha complicato ancora di più la situazione. Oggi, per orientarsi nell’universo dei “renziani di Sicilia” serve davvero una bussola e magari una memoria labile. Perché l’endorsement di Mario Alloro, deputato regionale dem, porta con sé storie e polemiche, tensioni e battute. Il parlamentare, infatti, è storicamente assai vicino a Mirello Crisafulli. Lo “sbarco”, così, ha dell’incredibile.
Il “miracolo” ennese
Basta pescare nella cronaca politica recente, se non recentissima. A cominciare, magari, da una non vecchissima Leopolda. In quell’occasione, anche grazie all’intervento del regista siciliano Pif, Mirello fu additato come l’impresentabile del partito. “Ma come non lo cacciate a calci nel sedere?”. In realtà, quel Pd che presto sarebbe diventato sempre più di Renzi, qualche calcetto a Mirello lo mollò. A cominciare, ad esempio, dal fatto di negargli il simbolo del partito in vista delle Comunali ennesi. A quella decisione, seguirà anche il commissariamento del Pd in quella provincia. E proseguendo con la polemica armata e costante tra lui e Davide Faraone, renziano di Sicilia della prima ora, e unico al governo come sottosegretario. In quell’occasione, il casus belli fu l’Università rumena voluta da Mirello. Poco più che un “inganno”, una mezza truffa per Faraone e i suoi. Polemica a suon di carte bollate. Mirello, dal canto suo, oggi però “abbozza”. Da lui, nessuna uscita ufficiale pro-Renzi. Ma il “suo” fedelissimo Alloro è stato chiarissimo: “Sosterrò la candidatura di Matteo Renzi nella corsa per la guida del Partito Democratico”.
I nuovissimi renziani
Alloro, quindi, si accomoda tra le file dei “nuovissimi renziani”. È questa la nuova area geografica scoperta nel continente del renzismo post-referendum. E tra questi neofiti il nome assai “pesante” in Sicilia di Antonello Cracolici oltre a quello del segretario regionale del partito Fausto Raciti. Oggi, a dire il vero, non c’è ancora una presa di posizione ufficiale pro-Renzi. Ma il dialogo è aperto e molto avanzato. E il binario scelto è quello della mediazione operata dal presidente dem, Matteo Orfini, a capo dei Giovani Turchi.
Eppure, renziani ed “ex cuperliani” erano riusciti, in questi anni, a litigare davvero su tutto. Non solo nel periodo in cui l’area politica che faceva capo a Cracolici era rimasta fuori da una giunta popolata anche da renziani, ma anche in tempi più recenti, dove le due “anime” del Pd riuscirono ad arrivare ai ferri corti persino sul caso del giornalista Pino Maniaci. Senza contare le frecciate a distanza anche in occasione delle “Leopolde Sicule” di Faraone: “Chi corre solo arriva prima, ma non va lontano” la frecciata di Raciti, al quale il sottosegretario replicava: “Non puoi aspettare troppo a lungo”. Adesso, corrono tutti un po’ più vicini. Compresi i rappresentanti regionali e nazionali che fanno capo a quella corrente: dal vicecapogruppo all’Ars Giovanni Panepinto, ai parlamentari Franco Ribaudo e Magda Culotta. Un passo, quello verso i renziani, che potrebbe, teoricamente, facilitare la corsa alle primarie dello stesso Cracolici in vista delle Regionali. Un avvicinamento – ancora in corso e non definitivo – che ha finito per polverizzare ulteriormente l’area che faceva storicamente riferimento all’anima postcomunista e alla Cgil: Bruno Marziano e Mariella Maggio, ad esempio, sceglieranno strade diverse da quelle dei “nuovissimi renziani” (il primo verso Andrea Orlando, la seconda fuori dal Pd con gli scissionisti dalemiani). Anzi, l’avevano già scelta, puntando sul “no” al referendum.
I nuovi renziani
Nuovissimi che si aggiungono ai “nuovi”. Quei politici, cioè, entrati nel Pd di recente, a rinvigorire l’area renziana, con la benedizione dello stesso Faraone. Un gruppetto guidato dal catanese Luca Sammartino (eletto all’Ars nell’Udc) e formato dalla deputata ex Cantiere popolare Valeria Sudano, dall’altro ex Udc Pippo Nicotra, per giungere al trapanese Paolo Ruggirello eletto con la Lista Musumeci e con un passato nel centrodestra e nell’Mpa di Lombardo. Una compagine che condivide il percorso passato attraverso Articolo 4, la formazione politica voluta da Lino Leanza che contribuì all’elezione al Parlamento europeo dell’altra catanese del Pd, Michela Giuffrida, oggi vicina a Cracolici e quindi anche lei in rotta d’avvicinamento.
I renziani filogovernativi
Tra i nuovi e i vecchi renziani, poi, c’è una categoria più sfuggente, più difficilmente “fotografabile”, nel terremoto delle correnti. È quella dei renziani “governativi”. Un gruppo composto da politici Pd che hanno sposato, convintamente, la causa renziana. Ma che, dovendosi calare nella polvere della politica siciliana, hanno finito per avvicinarsi al governo regionale di cui sono in qualche modo espressione. È il caso di Baldo Gucciardi, ad esempio. L’assessore alla Salute ed ex capogruppo dem, infatti, appare oggi equidistante tra l’area Faraone e il governo Crocetta. E con lui, ecco anche la “deputata” di riferimento all’Ars, ossia la trapanese Antonella Milazzo. Che non a caso pochi giorni fa tirava le orecchie ai “nuovi renziani” catanesi: “Nelle ultime settimane, – ha ammonito – il Partito Democratico ha fatto parlare di sé più per le polemiche che per una discussione sui contenuti. Una guerra quotidiana che si sta trasformando in una folle corsa verso un baratro sempre più vicino”. Nel gruppo dei filogovernativi, ecco anche la capogruppo Alice Anselmo: voluta dai renziani alla presidenza del drappello dem all’Ars, in realtà Anselmo è sbarcata all’Ars tramite un movimento politico legato allo stesso Crocetta (il Territorio, prima di un passaggio anche dal Megafono). Stesso movimento che ha visto tra i protagonisti il ragusano Nello Dipasquale: anche lui è tra i renziani fedeli all’esecutivo.
I renziani della prima ora
E si giunge infine ai cosiddetti “renziani della prima ora”. E qui il gruppetto fa sostanzialmente capo a Davide Faraone e ai suoi “rappresentanti”: a cominciare proprio dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei, oggi impegnato in una rovente polemica con lo stesso governatore e all’assessore all’Energia Vania Contrafatto. All’Ars, invece, tra i deputati che furono già fulminati sulla strada dei circoli Big Bang, il catanese Gianfranco Vullo. Così, i renziani delle origini vanno cercati anche altrove. Alla guida dei Comuni, ad esempio. È il caso di Siracusa, il cui primo cittadino Giancarlo Garozzo è certamente un renziano dal primo minuto.
AreaDem, renziani ma non troppo
Vicini, ma non “legati”, poi, sono gli esponenti del Pd che fanno capo ad AreaDem, guidata in Sicilia dall’ex segretario regionale Giuseppe Lupo. Renziani sì, ma non acritici. Il loro leader a livello nazionale è il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Di questo gruppo fanno parte, ad esempio, l’assessore Anthony Barbagallo e la deputata regionale Marika Cirone, oltre alla deputata nazionale Teresa Piccione.
I para-renziani
A un passo dal renzismo militante, invece, si muovono politici dalle provenienze più disparate. Una truppa riunita dall’idea di Totò Cardinale. Sono i “para-renziani” di Sicilia Futura. Sostenitori dell’ex premier, ma esterni al Pd e dotati di una relativa autonomia. La stessa che, ad esempio, ha permesso loro di allearsi, in occasione di alcune elezioni amministrative (ad esempio a Caltagirone) con partiti di centrodestra. E del resto, c’è molto del vecchio centrodestra in questa formazione: dall’ex berlusconiano Michele Cimino, all’ex cuffariano Totò Cascio. Mentre un’esperienza con l’Mpa di Lombardo (sebbene chiusa in maniera assai critica) ha il segretario regionale Nicola D’Agostino. Tra gli ex autonomisti anche il capogruppo Beppe Picciolo. Vicini a Renzi, ma non con Renzi. In giunta con Crocetta attraverso Maurizio Croce, sebbene Sicilia Futura abbia rivendicato a lungo una fedeltà all’ex premier persino maggiore di molti esponenti del Pd. Dai vecchi ai nuovi, per giungere agli inaspettati, sorprendenti nuovissimi renziani.