Una crepa nel muro di omertà| Testimoni per l'agguato al Cep - Live Sicilia

Una crepa nel muro di omertà| Testimoni per l’agguato al Cep

Un'immagine del rione Cep

Uno scooter con due uomini a bordo. Arrivano in viale Michelangelo, a Palermo. Uno scende e apre il fuoco. Le indagini sul tentato omicidio dei fratelli Quartararo vicine alla possibile svolta.

Le indagini sulla sparatoria del Cep
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PALERMO – Uno scooter con due uomini a bordo. Arrivano in viale Michelangelo. Uno scende e apre il fuoco. L’altro aspetta con il motore acceso per fuggire. Una faccenda privata da risolvere a pistolettate. L’acredine sedimentata negli anni per colpa di dissidi economici, dissapori caratteriali e strane storie di superstizione è esplosa nella violenza.

C’è una crepa nel muro di omertà del Cep. In tanti, troppi negano persino l’evidenza. Dicono di non avere neppure sentito i colpi di pistola sparati alle undici del mattino in un mercato affollato di gente. Altri depistano le indagini, sostenendo che i due indossassero il casco. C’è qualcuno, però, che, seppure fuori dai verbali ufficiali, ha visto i due uomini in fuga.

È un segnale importante di collaborazione raccolto dai carabinieri della compagnia di San Lorenzo e dai poliziotti della sezione Omicidi della Squadra mobile in un contesto di degrado che, anche stavolta, ha provato a chiudersi a riccio per proteggere i suoi figli. Perché le indagini sembrano vicine alla svolta. Chi ha armato la propria mano con una pistola conosce bene i fratelli Maurizio e Umberto Quartararo, contro cui ha scaricato nove colpi di calibro 38. Li conosce e probabilmente abita a pochi passi di distanza da loro.

Gli investigatori hanno imboccato una pista precisa che porta al regolamento di conti. Chi ha sparato ha agito d’impeto, probabilmente poco dopo che si era accesa l’ennesima lite con alcune persone vicine ai due fratelli che stavano vendendo la loro merce all’imbocco di via Filippo Paladini. Li hanno crivellati di colpi davanti alle Motoape cariche di meloni.

Maurizio Quartararo ha rischiato grosso. Un proiettile gli ha squarciato il torace, intaccando il polmone. Un altro gli ha fratturato la mandibola prima di conficcarsi nel collo. È stato operato all’ospedale Villa Sofia, le sue condizioni restano critiche.

Chi si è chiuso a riccio, più di altri, sono state le persone più vicine ai due fratelli. Dai primi interrogatori sembrano tutti cadere dalle nuvole. Forse è il gesto disperato di mettere tutto a tacere. Chi nulla ha potuto aggiungere di utile alle indagini è Maria Maniscalco, l’anziana colpita di striscio alla gamba da un proiettile di rimbalzo. “Stavo facendo la spesa – ha raccontato -. Ho sentito i colpi, poi il dolore e la gamba che si bagnava”. Di sangue. La donna era vicina al luogo dell’agguato, ma non in posizione tale da inquadrare cosa stesse accadendo.

È vero, c’è una crepa nel muro di omertà, ma restano casi isolati in un contesto imbarazzante di silenzi. A Palermo è ancora “possibile” che qualcuno impugni una pistola per vendetta e faccia fuoco in mezzo alle bancarelle di un mercatino senza che qualcuno abbia visto o sentito qualcosa.


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