Omicidio Buda, ucciso per vendetta |Chiesti dall’ergastolo a 19 anni - Live Sicilia

Omicidio Buda, ucciso per vendetta |Chiesti dall’ergastolo a 19 anni

I sei imputati avrebbero organizzato una spedizione punitiva.(Foto: conferenza stampa degli arresti)

il processo
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CATANIA. Ergastolo per Salvatore Musumeci e Alfio Nucifora, 20 anni per Giovanni Torrisi, Francesco Cavallaro e Mariano Nucifora e, infine, 19 anni per Francesco Grasso. Sono queste le richieste di condanna formulate dal pubblico ministero Alessandro Sorrentino nell’ambito del processo con rito abbreviato per l’omicidio del pastore Salvatore Buda. Il corpo del 46enne venne ritrovato senza vita nel gennaio dello scorso anno nelle campagne di contrada Felicetto a Calatabiano.

Nel corso della lunga requisitoria, davanti al Gup Laura Benanti, il pm ha ricostruito in aula tutte le fasi d’indagine. A partire dalla sera del 23 gennaio, giorno dell’omicidio, quando nella caserma dei carabinieri di Giarre si presentò Salvatore Musumeci, reo confesso. L’uomo raccontò di aver ucciso Buda nel corso di una colluttazione, al termine della quale un colpo era partito accidentalmente dal fucile imbracciato dalla vittima. Una versione ritenuta fin da subito lacunosa dagli inquirenti. Nel corso delle successive indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Giarre, il raffronto dei tabulati e dei contatti telefonici tra gli imputati, le intercettazioni, le dichiarazioni rilasciate da familiari e amici della vittima, le risultanze medico legali e le analisi balistiche avrebbero smentito il racconto di Musumeci. Schiaccianti infine, secondo l’accusa, le dichiarazioni di ben tre testimoni presenti in contrada Felicetto prima e durante il delitto. L’assassinio di Buda, secondo il pm Sorrentino, non sarebbe scaturito da un incidente bensì da un preciso accordo pianificato per punire l’uomo, responsabile del furto di sei ovini. A supporto della tesi accusatoria la spasmodica frequenza di contatti telefonici intercorsi quella mattina tra gli imputati.

Almeno cinque di loro sarebbero stati armati. Tutti avrebbero previsto e accettato la possibilità che l’azione sfociasse in tragedia. Rapina aggravata, sequestro di persona e, a vario titolo, detenzione e porto abusivo di armi gli altri reati contestati e commessi, sempre secondo l’accusa, con l’aggravante del metodo mafioso. Prima della requisitoria Mariano Nucifora e Giovanni Torrisi hanno rilasciato dichiarazioni spontanee. Entrambi hanno ricostruito la mattina dell’omicidio, definito uno spiacevolissimo incidente, professandosi estranei a quanto accaduto.

Il 2 luglio avranno inizio le arringhe difensive. Saranno esaminate le posizioni di Alfio Nucifora, con il legale Marisa Ventura, e di Giovanni Torrisi, con i difensori di fiducia Gino Ioppolo e Claudio Grassi. L’8 luglio prenderanno la parola i legali Ernesto Pino e Marisa Ventura per Francesco Grasso e Andrea Gianninò e Carmelo Galati per Mariano Nucifora. Infine il 9 luglio si chiuderà con Francesco Cavallaro, difeso da Enzo Iofrida, che assiste anche Salvatore Musumeci insieme al legale Pino Napoli. Entro la fine di luglio è attesa la sentenza.

 

 


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