"Cinquecento euro per un omicidio" | E il ragazzino si guadagnò il pane - Live Sicilia

“Cinquecento euro per un omicidio” | E il ragazzino si guadagnò il pane

Giacomo non era ancora maggiorenne, ma il boss di Resuttana lo avrebbe coinvolto nel delitto.

PALERMO – Voleva “buscare soldi” ed era disposto a fare “qualsiasi cosa”. Anche a distrarre la vittima in attesa che il killer di mafia facesse fuoco. Era il 2011 quando il garzone di una polleria, il suo nome è Giacomo, rispose alla chiamata del suo datore di lavoro, il boss di Resuttana e oggi pentito Sergio Macaluso. Giacomo non aveva ancora diciotto anni. Li avrebbe compiuti un mese dopo l’omicidio di Giuseppe Cusumano, a Partinico.

Quel delitto è rimasto irrisolto per sette anni. Era e doveva restare un segreto fra i componenti del commando. Poi, Macaluso si è pentito e il suo braccio destro, Domenico Mammi, lo ha seguito a ruota, confermando le sue accuse.

Nei giorni scorsi sono stati arrestati per omicidio Francesco Lo Iacono, Corrado e Domenico Spataro su richiesta dei pubblici ministeri Roberto Tartaglia e Amelia Luise. Lo Iacono sarebbe il mandante del delitto: Cusumano era ritenuto responsabile dell’assassinio del padre Maurizio. Nessuna contestazione per Giacomo. Seppure il suo ruolo venga ricostruito nei dettagli il solo racconto di Macaluso non basta per metterlo sotto accusa.

Macaluso, Domenico Spataro (il fratello Corrado avrebbe partecipato ad un altro omicidio, quello di Giuseppe Lo Baido, commesso sempre a Partinico) e Giacomo si spostarono in macchina, una Seat Ibiza, prelevarono la pistola e uno scooter Honda Sh a bordo del quale Macaluso raggiunse il luogo del delitto mentre gli altri lo seguivano in auto.

Per prima cosa si accertarono che la vittima fosse in casa. Fu Giacomo, racconta Macaluso, a suonare al citofono di Cusumano con la scusa di dovere lasciare dei volantini pubblicitari nella buca delle lettere. Il ragazzo sapeva dell’omicidio, racconta Macaluso, “ma non ci interessò fare domande a parte che era uno che faceva poche domande”. Cusumano era in casa e si affacciò al balcone. Poi, scese avviandosi verso la sua macchina. Giacomo e Spataro lo distrassero: “Buongiorno, un’informazione, stavamo cercando un locale per aprire una rosticceria e ci chiedevamo se c’era possibilità di affittarlo”, dissero indicando un magazzino al pianterreno. Sulla scena irruppe Macaluso. Indossava una tuta sporca di vernice: “Buongiorno mi sono perso, ma la strada della piazza qual è?”.

Spataro colpì Cusumano alla testa con un casco. Cusumano tentò la fuga. Urlava. Nella frenesia di mettersi in salvo cadde in un pozzo di ventilazione. Restò incastrato. Macaluso si avvicinò e gli sparò in testa. I complici lo attendenvano in macchina. Rientrarono a Palermo, come se nulla fosse accaduto. Da Francesco Lo Iacono arrivò pure una ricompensa di cinquemila euro. “Cinquecento euro andarono al ragazzino”, ha spiegato Macaluso. Non aveva neppure 18 anni, ma per “buscare soldi” avrebbe partecipato a un omicidio.


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