Omicidio di Acqua dei Corsari | Un testimone per l'auto in fiamme - Live Sicilia

Omicidio di Acqua dei Corsari | Un testimone per l’auto in fiamme

Sono coloro che hanno incendiato la macchina di Massimo Pandolfo, ritrovata nella notte. Il testimone li ha visti fuggire via dopo avere appiccato le fiamme all'autovettura. Prende corpo un'altra pista: la vittima sarebbe stata adescata e uccisa durante un tentativo di rapina.

Il giallo a palermo
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PALERMO – Tre uomini in fuga dopo avere appiccato le fiamme alla macchina di Massimo Pandolfo, la vittima dell’omicidio di Acqua dei Corsari.

Un testimone ha assistito alla scena. In una notte insonne si è accorto di quei tre uomini che avevano appena incendiato la Citroen C3 trovata semidistrutta in via Salvatore Cappello, una traversa di viale dei Picciotti, nella zona di Settecannoli. Il testimone ha pure fornito alcuni particolari che, secondo gli investigatori, risulteranno presto “decisivi” per arrivare all’identificazione dei tre uomini. Che, dunque, potrebbero avere le ore contate.

La vicenda dell’auto rafforza la tesi che il diciassettenne fermato per il delitto non ha agito da solo. C’erano altre persone al Teatro del Sole dove Pandolfo è stato massacrato con quaranta coltellate e sfigurato a colpi di pietra. Persone che avrebbero poi deciso di bruciare la macchina della vittima o, più probabilmente, avrebbero commissionato l’incendio ai tre uomini entrati in azione in via Cappello poco dopo le 2 e 40 della notte. I carabinieri della Scientifica hanno eseguito i rilievi.

Tanti i punti da chiarire nella confessione notturna del diciassettenne fermato dai carabinieri del Reparto territoriale, guidati da Enrico Scandone. Il giovane ha ammesso al pubblico ministero Geri Ferrara, che coordina le indagini assieme al procuratore aggiunto Maurizio Scalia, di avere ucciso Pandolfo. Il ragazzo si fa pagare in cambio di prestazioni sessuali, ma il giorno dell’omicidio la richiesta di Pandolfo sarebbe andata oltre le abituali prestazioni. Da qui la lite e l’accoltellamento.

Pandolfo era di corporatura robusta. Difficile che il ragazzo abbia potuto, da solo, sorprendere e avere la meglio sulla vittima. Altrettanto inverosimile che sia riuscito a sollevare senza aiuto alcuno la pietra scagliata contro il volto di Pandolfo. Adesso, la storia della macchina, che è stata messa in moto e condotta fino al luogo dell’incendio. Ecco perché gli investigatori sono certi che c’erano altre persone al Teatro del Sole.

Erano tutte in cercano di passioni mercenarie, oppure sapevano dell’arrivo di Pandolfo? Da qui l’ipotesi che prende corpo con il passare delle ore: Pandolfo potrebbe essere stato attirato dal giovane al Teatro del Sole e ucciso al culmine di un tentativo di rapina oppure sarebbe rimasto vittima di un regolamento di conti.

AGGIORNAMENTO
E’ stato trovato tra i cespugli il coltello con il quale il sedicenne fermato mercoledì avrebbe ucciso Massimo Pandolfo, l’imprenditore edile di 46 anni trovato morto ad Acqua dei Corsari il 26 aprile. Si tratta di un coltello a serramanico di 7 centimetri che la vittima teneva abitualmente in auto e che il ragazzo avrebbe poi buttato. Il pm Geri Ferrara ha dato disposizione di usare un decespugliatore per ripulire la zona, abitualmente frequentata dalle coppiette. Il sedicenne, sentito oggi dalla Procura dei minori, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il ragazzo, che si prostituisce abitualmente, dopo il fermo ha confessato il delitto raccontando di non avere voluto esaudire una richiesta sessuale della vittima. Gli investigatori, però, sono convinti che non abbia agito da solo. Ieri è stata trovata l’auto bruciata di Pandolfo.


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