Omicidio Elena, chiesto il rinvio a giudizio per la madre - Live Sicilia

La morte della piccola Elena: la mamma-omicida dal Gup

La piccola fu prelevata in asilo da Martina Patti, che ne simulò il rapimento
IL DELITTO DI MASCALUCIA
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CATANIA – Rinvio a giudizio per Martina Patti, la 24enne rea confessa dell’omicidio della figlia Elena. A chiederlo è la Procura di Catania. I reati contestati sono omicidio premeditato aggravato, occultamento di cadavere e simulazione di reato. L’udienza, davanti al gip Stefano Montoneri, si terrà il prossimo 17 aprile.

La donna avrebbe ucciso la piccola, di neanche cinque anni, nel luogo del ritrovamento, in un terreno a Mascalucia. Dopo finse il sequestro della bambina all’uscita dall’asilo da parte di una banda di rapitori.

La gelosia come possibile movente

Martina Patti ha confessato il delitto, ma non ha spiegato il movente. Una delle piste battute dai carabinieri del comando provinciale di Catania che hanno indagato è stata la gelosia nei confronti dell’ex compagno e padre di Elena, Alessandro Del Pozzo, 24 anni. Una rabbia che le sarebbe covata dentro al punto da portarla a premeditare il delitto.

La ‘scintilla’ potrebbe essere stata la sera trascorsa da Elena con i nonni paterni e la felicità dimostrata dalla bambina nel frequentare la nuova compagna del padre. La sera prima di essere uccisa, la bambina ha dormito dai nonni. La mattina dopo la zia l’accompagna all’asilo e la madre è andata a riprenderla ed è tornata a casa, a Mascalucia. Poi Martina Patti è uscita nuovamente con l’auto, per creare un diversivo e ritorna nell’abitazione.

L’omicidio di Elena

È in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto, in un terreno abbandonato dove la madre ha seppellito il corpicino, nascosto in cinque sacchi di plastica nera e semi sotterrato con una pala e un piccone.

Poi ha fatto scattare la messa in scena: ha avvisato per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, è tornata a casa e subito dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, è andata dai carabinieri a denunciare l’accaduto.

Ai militari dell’Arma ha associato il rapimento ad alcune minacce che nel 2021 l’ex convivente aveva trovato davanti al cancello di casa per una rapina. Per quell’episodio Del Pozzo era stato arrestato nel 2020 e poi assolto per non avere commesso il fatto. La versione di Patti non ha retto ai riscontri e alle indagini dei carabinieri.


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