Mutilato, ucciso e bruciato | "Ho saputo chi sono i killer" - Live Sicilia

Mutilato, ucciso e bruciato | “Ho saputo chi sono i killer”

A sinistra, la vittima dell'omicidio Massimiliano Milazzo. A destra, Pasquale Merendino e Giuseppe Correnti

Il pentito Andrea Lombardo racconta le confidenze ricevute da un boss su un omicidio del 2013.

PALERMO – Andrea Lombardo conoscerebbe la verità sull’omicidio di Massimiliano Milazzo ritrovato, nel giugno 2013, nelle campagne di Misilmeri. Aveva 25 anni. Era stato torturato, massacrato di botte, mutilato con una zappa e infine bruciato.

Il neo aspirante pentito della famiglia mafiosa di Altavilla Milicia riferisce le confidenze ricevute in carcere da Giuseppe Vasta, considerato il capomafia di Misilmeri. Confidenze che inguaierebbero i due due imputati sotto processo: Pasquale Merendino e Giuseppe Correnti.

“Vasta ne parlava come se ne fosse effettivamente a conoscenza – racconta Lombardo – ed era sicuro che gli esecutori materiali erano Correnti e Merendino Pasquale… Correnti era stato sciocco in occasione dell’omicidio Miazzo. Nel senso che decise di partecipare per compiacere Pietro Merendino e che comunque non adottò tutte le sufficienti precauzioni”. Sul conto di Correnti aggiunge che “pur essendo vicino alla famiglia Merendino aveva avuto sempre un comportamento riservato, senza mai esporsi. Vasta mi raccontò che Correnti aveva contatti con tale Grizafi di Corleone… mi disse che era imminente la scarcerazione di questo Grizafi che sicuramente doveva essere a capo dell’organizzazione del territorio di Corleone”. Il riferimento sarebbe a Giovanni Grizzaffi, il nipote di Totò Riina, scarcerato dopo 25 anni trascorsi in cella.

Quella di Milazzo è una delle vicende più macabre degli ultimi anni. Cosa nostra, secondo l’accusa, avrebbe infierito sulla vittima applicando la “legge del taglione”. Milazzo sarebbe stato punito perché non aveva rispettato le regole del clan. Con la sua condanna a morte sarebbe stato inviato un segnale a tutti coloro che non si piegavano al volere del più forte. Carabinieri e pubblici ministeri hanno messo insieme una sfilza di indizi. È stato necessario avvalersi della competenza di chi conosce il linguaggio dei sordomuti per decifrare gesti e labiale. Merendino è fratello di Pietro, personaggio di spicco della cosca di Misilmeri, già condannato per mafia. Correnti è figlio di Sebastiano, indiziato mafioso ucciso nel 1988 in un agguato nelle campagne del paese.

Il 27 giugno 2013 Milazzo usciva di casa per andare a recuperare la macchina in officina. La denuncia di scomparsa presentata dalla moglie diede il via alle indagini nel quartiere San Giuseppe dove i Merendino erano titolari di un panificio. Alcuni raccontarono degli screzi fra Milazzo e gli stessi Merendino, che non avrebbero gradito né il suo lavoro – faceva lo spacciatore di hashish – né i suoi metodi. Una volta richiamato all’ordine e invitato ad allontanarsi, la vittima avrebbe risposto che altri e non lui dovevano andare via. E poi c’erano alcuni furti di cemento non autorizzati che venivano contestati allo stesso Milazzo. Insomma, dal suo arrivo nel quartiere, datato 2011, Milazzo avrebbe creato parecchi malumori. In tanti, fra i residenti, si sarebbero rivolti ai Merendino per ristabilire l’ordine. E Pasquale con l’aiuto di Correnti, avrebbe messo in atto il “piano” di morte.

Nei filmati di due telecamere sono rimasti impressi i volti dei protagonisti. Massimiliano Milazzo al bar “283” di via Roma avrebbe accettato l’invito di Pasquale Merendino a spostarsi in luogo appartato. Sapeva, dicono gli investigatori, di non potersi rifiutare. Alle 19.43 Milazzo uscì dal bar. Percorse alcuni metri a piedi fino a raggiungere la Fiat Uno a bordo della quale c’era Merendino. Quest’ultimo, secondo l’accusa, avrebbe cercato di non farsi riprendere dalla telecamera del bar. Non sapeva, però, che c’era un altro occhio elettronico piazzato davanti a un distributore di benzina lungo la strada provinciale che conduce a Bolognetta. Alle 19.47 si vedeva transitare una Fiat Uno. A bordo c’erano Merendino e Milazzo. Poco prima la stessa telecamera aveva filmato il passaggio di una Fiat panda con alla guida Correnti, che alle 20.30 faceva rientro a Misilmeri. Due minuti dopo toccava alla Fiat Uno di Merendino fare lo stesso percorso. Carabinieri e magistrati non hanno dubbi: il piano di morte era stato portato a termine.

 

 


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