Open Arms, la requisitoria dei pm: "Prima i diritti umani poi la sovranità"

Open Arms, la requisitoria dei pm: “Prima i diritti umani poi la sovranità”

Salvini rischia fino a 15 anni di carcere
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PALERMO – Al via nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo il processo Open Arms, che vede imputato Matteo Salvini, leader della Lega e attuale ministro delle Infrastrutture.

È il giorno della requisitoria. Oggi Salvini saprà qual è la richiesta di condanna della Procura che lo accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.

I fatti

Nell’agosto del 2019, quando guidava il ministero dell’Interno, Salvini ritardò a Lampedusa lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della ong.

Chiusa l’istruttoria dibattimentale dal presidente della II sezione penale, Roberto Murgia, oggi l’intera udienza è dedicata alla requisitoria dei pubblici ministeri, la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i sostituti Giorgia Righi e Calogero Ferrara.

Salvini non è in aula. A rappresentarlo il suo avvocato Giulia Buongiorno.

Le parti

L’accusa cercherà di convincere i giudici che Salvini avrebbe operato un “un sequestro di persona” agendo “in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne in materia di soccorso in mare e di tutela dei diritti umani”, ma anche di aver “abusato dei poteri allo stesso rimessi quale autorità nazionale di pubblica sicurezza”.

La posizione di Salvini è sempre stata netta e lo ha ribadito alla vigilia del processo: “Mentre altri Paesi europei come la Germania pensano a chiudere le loro frontiere questo fine settimana verrà annunciata la richiesta dei pm per il processo Open Arms – voluto dalla sinistra -, che mi vede imputato per aver fermato gli sbarchi da ministro dell’Interno e per il quale rischio una condanna fino a quindici anni di carcere, un caso che non ha precedenti in Occidente. Orgoglioso di aver difeso l’onore, la dignità e la sicurezza del mio Paese”.

Salvini rischia fino a 15 anni di carcere. Il 18 settembre toccherà alla difesa prendere la parola, quel giorno si attende una mobilitazione da parte della Lega. Poi, la sentenza.

Luca Casarini (Mediterranea): “Giustizia!”

“Spero solo che oggi si parli di giustizia. Giustizia nei confronti dei più deboli, di donne, uomini e bambini. Giustizia per quello che sta accadendo nel Mediterraneo, con naufragi continui, lager in Libia Il nostro auspicio è che oggi venga scritta una pagina di giustizia Penso che non sia un processo contro l’Italia ma un processo contro quello che disonora l’Italia”. Così Luca Casarini, capomissione della ong Mediterranea, presente nell’aula bunker.

Il procuratore Geri Ferrara: “Libia non è un porto sicuro”

“Non tutti i Paesi possono essere considerato un porto sicuro, perché non in tutti i Paesi vigono le regole democratiche e il rispetto dei diritti umani. La Libia e la Tunisia non sono Paesi in cui si può applicare un pos che nella sua testimonianza ha riferito che ‘i centri in Libia sono sicuramente centri illegali, mai abbiamo consegnato delle persone ai libici'”. Così il sostituto procuratore Geri Ferrara durante la requisitoria. “Lo sbarco in un luogo sicuro è un obbligo di risultato”, ha detto il pm.

“Quando Salvini diventa ministro dell’Interno le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos vengono spostate dal Dipartimento libertà civili e immigrazione all’ufficio di gabinetto del ministro e in particolare è il ministro a decidere Questo è l’elemento chiave”. Così il pm Geri Ferrara.

 “Questo è un processo politico? È pacifico che qui di atto politico non c’è nulla. Sono stati completi atti amministrativi, il rilascio di un pos è un atto amministrativo, gli atti politici sono integrati da requisiti ben precisi”. Così il pm Geri Ferrara.

“Tutti i funzionari, tutti i ministri, tutti le testimonianze che abbiamo sentito in questo processo hanno detto di non sapere se a bordo della Open Arms ci fossero stati terroristi, armi, materiale propagandistico. Anche i riferimenti ai tentativi di ridistribuzione dei migranti prima del rilascio del pos non può funzionare: non ci può essere subordinazione del rispetto diritti umani e alla ridistribuzione dei migranti. Prima si fanno scendere i migranti e poi si ridistribuiscono: altrimenti si rischia di fare politica su gente che sta soffrendo”. Così il sostituto procuratore Geri Ferrara.

“C’è un principio chiave non discutibile: tra i diritti umani e la protezione della sovranità dello Stato sono i diritti umani che nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, devono prevalere”. Così il sostituto procuratore Geri Ferrara.

Il pm Righi ricostruisce i fatti

La sostituta, Giorgia Righi, ha puntato a ricostruire, tappa dopo tappa, la vicenda fin dall’inizio, riferendo le dichiarazioni fatte dai testimoni sentiti nelle scorse udienze e citando i documenti acquisiti agli atti nel processo a Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa, che lasciarono l’imbarcazione della ong spagnola dopo l’intervento della Procura di Agrigento che effettuò un sopralluogo a bordo.

Il commento di Giulia Bongiorno

“Con questa introduzione, è di intuitiva evidenza, il pubblico ministero sta procedendo con una requisitoria contro il decreto sicurezza bis che è un atto del governo e contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare” Lo dice l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvini, in una pausa del processo Open Arms in corso a Palermo.

“Ha proprio espresso un giudizio di grande contestazione di questa linea, portata avanti dall’intero governo che nonostante abbia detto che questo in realtà non voleva essere un intervento contro la politica nel momento in cui dice che al tavolo tecnico i decreti e le direttive sono tutte inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani in realtà sta processando la linea politica di quel governo. Per ora è così”.

“È una requisitoria un po’ contraddittoria perché la premessa è: non stiamo processando il governo, però il decreto sicurezza bis è in contraddizione con la Costituzione, non è accettabile ridistribuire e poi sbarcare e il tavolo tecnico che ribaltava principi fondamentali. Sta parlando di linea di governo, di leggi e lui le contesta – conclude – Non ce una condotta Salvini sul banco degli imputati ma una linea politica sul banco degli imputati” 

Salvini sui social: “Rifarei tutto”

“Oggi a Palermo la pubblica accusa farà le sue richieste al processo che mi vede imputato per sequestro di persona fino a quindici anni di carcere per aver mantenuto la parola data agli elettori. Rifarei tutto: la difesa dei confini dai clandestini non è reato Avanti tutta, senza paura”. Così sui social il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini.

“Salvini fuori dalla politica?”

 “Una delle firme più importanti del quotidiano Repubblica ieri scriveva testualmente ‘Salvini deve essere lasciato fuori dalla politica’, in riferimento alla richiesta che oggi la pubblica accusa farà nei confronti del segretario della Lega, nell’ambito del processo Braccia Aperte che lo vede imputato a Palermo Una specie di anticipazione della sentenza? Via giudiziaria un leader politico che ha vinto le elezioni?”. Lo afferma il deputato Rossano Sasso, commissario Lega Calabria.

Tajani (FI): “Salvini ha fatto il suo dovere”

“Salvini ha fatto il suo dovere di ministro. Sono convinto che c’è sempre un giudice che riconosce la correttezza del comportamento di un ministro il cui compito è anche quello di difendere la legalità e ritengo che Salvini l ‘abbia fatto”. Rispondendo a una domanda dei cronisti, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto sul processo in corso a Palermo.


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