Opera Pia Cardinale Ruffini in crisi | Troppi debiti, Lorefice si commuove - Live Sicilia

Opera Pia Cardinale Ruffini in crisi | Troppi debiti, Lorefice si commuove

L'arcivescovo per statuto è il presidente: "Non voglio licenziare nessuno".

PALERMO – Quasi 2 milioni e mezzo di debiti negli ultimi tre anni. L’Opera Pia Cardinale Ernesto Ruffini, una delle istituzioni religiose più grandi di Palermo, è al collasso. A denunciare la grave situazione debitoria è stato l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, che per statuto è il presidente dell’ente. Per scongiurare il licenziamento del personale e la chiusura dei servizi (“sarebbe una ferita insanabile”) si chiede ai lavoratori la dilazione degli stipendi arretrati e la riduzione delle ore di lavoro.

Per salvare l’Opcer restano una, forse due settimane di tempo. Il piano di risanamento prevede una forte contrazione delle spese, di cui la voce principale resta quella per il personale. Una crisi che affonda le radici nel 2015, l’anno che ha fatto registrare il peggior risultato economico con la cifra record di 1,66 milioni di euro di debiti. A questa va aggiunta una previsione di disavanzo di 500 mila euro per il 2016 e di 300 mila euro per l’anno in corso. Un trend di decrescita delle passività virtuoso. Ma non basta. Ad agosto, nel corso di un confronto con i sindacati, l’ente Tesoriere ha evidenziato lo sforamento delle risorse finanziarie utilizzabili a debito e ha disposto l’immediato blocco dei pagamenti. Da allora, i lavoratori sono senza stipendio e si fa fatica a pagare i fornitori.

Tra le cause del deficit, Lorefice rintraccia da un lato il ritardo nel pagamento dei crediti da parte della pubblica amministrazione, per la quale l’ente svolge molti servizi di utilità pubblica: dall’assistenza agli anziani a quella ai disabili. Dall’altro “la progressiva diminuzione, quasi fino all’azzeramento dei fondi pubblici regionali”.

In sostanza, le entrate si sono ridotte drasticamente negli ultimi anni, ma le spese sono rimaste immutate. Da qui l’appello ai lavoratori. Quando inizia a parlarne, Lorefice si commuove: “Potevamo licenziare e ridurre il personale. Ma io sono padre e vescovo, quanti e chi avrei dovuto licenziare? E come avrei dovuto scegliere, con la roulette? Il vescovo non taglierà la testa a nessuno. Solo con la solidarietà possiamo venirne fuori”.

I dipendenti dell’Opera Pia sono in tutto 43, molti svolgono più servizi in varie strutture. In 12 lavorano nella scuola Santa Silvia, che conta 250 studenti iscritti all’anno; tre in amministrazione; altri sei presso il villaggio dell’ospitalità “Maria SS. Immacolata”, di via Castellana, che accoglie circa 20 anziani; 15 al centro diurno di riabilitazione “Cor”; e 7 all’asilo nido della Guadagna, “Pesciolino Nemo”.

Il piano di rientro dal deficit scongiurerebbe l’ipotesi di licenziamenti e terrebbe in vita i servizi. Ma le difficoltà non mancano. Tra queste vanno registrate le resistenze dei sindacati. Con un’entrata annuale di un milione e 700 mila euro, l’ente può garantire tre mensilità quest’anno e appena otto nel 2018. “Non chiediamo una rinuncia sugli stipendi arretrati – spiega Lorefice – ma una dilazione dell’arretrato”. A cui si aggiungerebbe una riduzione dell’orario di lavoro da 36 a 30 ore settimanali. Con la promessa di rientrare a orario pieno entro due anni, grazie ai circa sei pensionamenti previsti. “È una misura certamente sofferta e, personalmente, profondamente dolorosa. Dietro i numeri – conclude Lorefice – per me cristiano e vescovo, ci sono persone e non cose, ci sono famiglie, case, pane, vita”.


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