Operazione 'Artemisia', i contatti dei politici con la massoneria

Operazione ‘Artemisia’, i contatti dei politici con la massoneria

Ecco cosa è emerso nell'udienza di oggi a Trapani
IL PROCESSO
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TRAPANI – “Lo Sciuto voleva intercettare i favori della massoneria”. Ancora una volta i rapporti tra politici e la massoneria al centro del processo scaturito nel marzo 2019 dall’operazione dei Carabinieri denominata “Artemisia”. Principale imputato è il medico di Castelvetrano Giovanni Lo Sciuto, all’epoca delle indagini era deputato regionale del Nuovo Centro Destra (Ncd, formazione che fu creata dall’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano) accusato anche di partecipazione ad associazione segreta (violazione della legge Anselmi contro le logge segrete).

L’udienza

Ancora nell’udienza di oggi davanti al Tribunale (presidente giudice Messina), a rispondere alle domande del pm Francesca Urbani, sono stati due marescialli del nucleo operativo provinciale dell’arma, Giuseppe Tranchida e Luca Tofanicchio. E’ stato Tranchida a fare riferimento, scorrendo il contenuto di alcune numerose intercettazioni, ai rapporti tra il politico e le logge, soffermandosi sulla nomina voluta da Lo Sciuto, di un “massone” quale componente del Collegio dei revisori dei conti dell’Asp di Trapani, Gaspare Magro, anche lui imputato nello stesso processo. “Un massone che Lo Sciuto indusse a mettersi in sonno – ha sottolineato a sua volta il maresciallo Tofanicchio- cosa che Magro fece e via whatsapp ne diede comunicazione a Lo Sciuto”. “Magro si muoveva come Lo Sciuto voleva”.

Hypsas di Castelvetrano

Il sottufficiale ha ricondotto la “messa in sonno” di Magro, una sorta di autosospensione dalla partecipazione alla loggia, nel qual caso si tratta della Hypsas di Castelvetrano, alle attenzioni che all’epoca si stavano concentrando anche da parte della Commissione nazionale antimafia (presidente Bindi) sull’alto numero di logge massoniche presenti a Castelvetrano e alla diffusione dell’elenco degli iscritti. Sebbene non iscritto ad alcun ordine massonico, l’on. Lo Sciuto pare tenesse molto “alla tutela del buon nome delle logge”. “Via whastapp – ha continuato il maresciallo Tofanicchio – scrisse sempre a Magro suggerendo di far prendere una iniziativa da parte della loggia Hypsas per reagire in qualche modo a quanto si diceva sul conto della massoneria”.

Non risulta che Magro fece avere alla Hypsas il messaggio dell’on.Lo Sciuto. Fatto distinto e diverso quello di questi giorni: La loggia solo in questi giorni ha dato comunicazione di aver dato mandato a un legale per costituirsi quale parte offesa nel processo contro il medico massone Alfonso Tumbarello, arrestato nell’ambito delle indagini legate alla latitanza del boss Matteo Messina Denaro. E questo per “tutelare l’immagine, il prestigio e l’onore dell’associazione e della massoneria”.

La testimonianza di Tofanicchio

Nel corso della sua testimonianza il maresciallo Tofanicchio ha fatto riferimento ad appoggi all’interno della Soprintendenza ai Beni Culturali, che in particolare possedeva uno degli imputati Luciano Perricone, che doveva essere candidato sindaco nel 2017, sostenuto da Lo Sciuto, votazioni che saltarono per il commissariamento del Comune di Castelvetrano per inquinamento mafioso.

“Lo Sciuto attraverso il consigliere comunale Nicola Giurintano si avvicinò a Perricone, sul cui conto ricevette informazioni del poliziotto Passanante (anche questo imputato ndr)…per via dei buoni contatti con un importante dirigente della Soprintendenza (rimasto non identificato ndr), Lo Sciuto si adoperò con Gaetano Pennino, capo di gabinetto dell’assessorato ai Beni Culturali, affinché nell’ambito di previsti trasferimenti e movimenti di funzionari, non venissero toccati i dipendenti della Soprintendenza di Trapani”. Giurintano invitò Lo Sciuto a non ricandidare l’uscente sindaco Errante, preferendo Perricone “che ti sarà fedele per tutta la vita”.

Cosa è emerso

Tra le particolarità emerse quella che spesso Lo Sciuto “usava il plurale maestatis”, e poi l’acquisto di una fiammante auto, una Mercedes, approfittando dei benefici della legge 104 riconosciuta alla sua suocera, “doveva risultare però la convivenza – ha detto Tofanicchio – e così in un giorno l’anziana risultò cambiare residenza, passò da quella dove viveva col marito a quella dove abitavano la figlia e il genero. Anche questo grazie all’aiuto di Perricone e di un vigile urbano che il giorno dell’accertamento non risultò avere prestato servizio a Castelvetrano, ma semmai nella frazione di Marinella”.


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