Un rapporto epistolare fittissimo, una corrispondenza tra Palermo e Roma che si sviluppa nel corso dei mesi, dal 25 maggio ad oggi, e che descrive la difficilissima trattativa dell’amministrazione gudata da Leoluca Orlando per garantire il futuro della Gesip. O almeno dei suoi dipendenti.
E’ questo quanto emerge dal carteggio tra Palazzo delle Aquile e le sedi dei ministeri del governo Monti, reso oggi pubblico dal sindaco di Palermo. Un carteggio dal quale emerge la necessità di affrontare la questione Gesip soprattutto per motivi di ordine pubblico.
La prima lettera è datata 25 maggio, tre giorni dopo l’insedimanto di Orlando e il giorno prima del termine ultimo, per il Comune, per presentare il piano di salvataggio della società. Una lettera firmata Orlando e indirizzata non solo a Roma ma anche alla presidenza della Regione e in cui si parla, a chiare lettere, della necessità di salvare l’azienda “anche alla luce dei potenziali gravi turbamenti dell’ordine pubblico” con un piano quinquennale che permetta di riqualificare i dipendenti (al costo di 4,6 milioni) e rimettere in sesto i conti della società, grazie anche a una “misura finanziaria annua adeguata”.
Un piano fatto di turn over tra Comune e aziende, che prevede la messa a riposo per 2000 dipendenti in cinque anni con un risparmio graduale sino a 60 milioni che farebbero scalare, pian piano, i 70 milioni richiesti per la Gesip ogni anno. Una missiva che è solo la prima di una lunga serie. Il sindaco Orlando torna a scrivere a inizio giugno a Monti e Napolitano, per ringraziarli dell’attenzione ai problemi della città, e a fine mese, a ridosso della scadenza dell’ultima proroga, al ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e a quello delle Attività produttive Corrado Passera. Ed è proprio la Cancellieri a rispondere, il 25 giugno, annunciando la costituzione di un gruppo di lavoro, ovvero la task force che si riunisce il 5 luglio. Ma il 27 giugno è ancora il Professore a prendere carta e penna per segnalare che sono ormai finiti i soldi e serve “il reperimento urgente di risorse finanziarie”. Risorse che, per inciso, non arriveranno e che sarà Palazzo delle Aquile ad anticipare. Barca, infatti, il giorno dopo risponde che la variazione di bilancio per i primi cinque milioni è già stata istruita, mentre per la seconda tranche “la disponibilità è subordinata alla positiva valutazione del piano”.
E l’ordinanza di Protezione civile di aprile è stata l’ultima, come anche messo nero su bianco da Franco Gabrielli il 2 luglio, alla luce della nuova normativa in materia. Passano i giorni e il 9 luglio Orlando torna a scrivere a Monti, Passera, Cancellieri, Barca e stavolta anche ad Antonio Catricalà, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, per chiedere, come previsto dal piano, 35 milioni di cui 10 subito, per il 2012, che saranno riassorbiti dai risparmi sulle esternalizzazioni. Una missiva dall’inquietante conclusione: “E’ appena il caso di ricordare – scrive il Professore – di rappresentare le preoccupazioni di disordini in assenza di una indicazione di prospettiva”.
E il 19 luglio le richieste economiche si fanno più esplicite e assai più consistenti: “Le chiedo (a Monti, ndr) un’erogazione straordinaria per le aziende della nostra città (Amia e Gesip, ndr) pari a 50 milioni per il secondo semestre dell’anno corrente, 70 per il 2013 e 50 per il 2014”. Cifre che avranno fatto balzare sulla sedia il Primo ministro, alle prese con lo spread e i mercati internazionali, sebbene il sindaco di Palermo non manchi di sottolineare i “gravi problemi di ordine pubblico per la città”. Ma i problemi di cassa riguardano anche i lavoratori impegnati in Attività socialmente utili, pagati ogni anno dal ministero del Lavoro con 55 milioni, il cui ritardo potrebbe causare “gravi tensioni” alle già dissestate casse del Comune, sia per il pagamento degli stipendi ai dipendenti delle partecipate, sia per i “devastanti effetti sull’ordine pubblico”.
Ad agosto comincia a muoversi qualcosa e alla presidenza del Consiglio dei Ministri arrivano i pareri sul piano di Palazzo delle Aquile. Il vicecapo di gabinetto del ministro Barca, però, giudica il piano “non esaustivo”. Un giudizio negativo, su cui il burocrate sarebbe pronto a ritornare nel caso in cui il Comune si impegnasse, come anticipato per bocca dell’allora vicesindaco Ugo Marchetti, a liquidare l’azienda entro il 31 dicembre e ad attivare “un adeguato meccanismo di ammortizzatori sociali”. La liquidazione oggi è arrivata, gli ammortizzatori sociali ancora no. Chissà che, nelle prossime settimane, non arrivino anche quelli nel caso in cui le trattative con Roma non dovessero andare così come Orlando spera.