PALERMO – Frecciate al vetriolo nei confronti degli ispettori ministeriali, stilettate nei confronti dell’opposizione e la difesa della presenza pubblica in Gesap (“ho evitato la svendita della società di gestione dell’aeroporto”). E’ il giorno delle risposte a Sala delle Lapidi: Leoluca Orlando prende la parola fra maggioranza e opposizione in consiglio comunale in merito alla relazione degli ispettori della ragioneria generale dello Stato sulla gestione finanziaria di Palazzo delle Aquile. Il lungo discorso del primo cittadino si è concentrato principalmente su due argomenti: aziende partecipate e personale. Nelle parole del sindaco di Palermo c’è la critica contro “quegli esponenti politici che rivendicano la regia di questa ispezione”. Il riferimento, neanche tanto velato, è al parlamentare Riccardo Nuti, l’ex M5s che ha chiesto lo scioglimento del Comune.
Il ‘Professore’ è stato il primo a parlare in una sala gremita e ha risposto ad alcune delle 46 irregolarità riscontrate dai tre ispettori del ministero dell’Economia: presenti non solo tutti i consiglieri, ma anche l’intera giunta e un folto gruppo di attivisti grillini, invitati apertamente dal gruppo consiliare guidato da Ugo Forello tramite mirati post su Facebook.
“Siamo davanti ad una relazione anomala – è stato l’esordio del sindaco – e l’anomalia sta nel fatto che si è soffermata principalmente su alcuni aspetti come la gestione del personale e delle aziende. Tutto questo renderebbe questa verifica strumentale e da alcuni strumentalizzabile”.
Orlando ha anche annunciato la prossima istituzione di una commissione apposita per rispondere punto per punto alle 46 annotazioni. Duro il sindaco, soprattutto per i cartellini gialli ricevuti in merito alla gestione delle Partecipate comunali: “Nessun ispettore o ministero mi farà mai cambiare quella che è a mia linea politica, ovvero quello di mantenere pubbliche le aziende che espletano i servizi per la città. Rivendico con forza questa scelta dell’amministrazione”.
Il primo cittadino ha difeso la scelta di mantenere la partecipazione su Gesap, contestata invece nella relazione: “Questa amministrazione ha scelto di ignorare il coro di sciacalli che voleva privatizzare l’azienda, magari per svenderla a qualche amico. Dopo sette anni – ha sottolineato Orlando – ha solo bilanci in attivo ed è nella condizione di fare anche investimenti per 88 milioni di euro”. Orlando difende il suo operato e risponde agli ispettori basandosi su normative precise: “Dopo il fallimento di tre aziende abbiamo dovuto gestire il passaggio a nuovi regolamenti che disciplinano l’esistenza delle partecipate, da enti che vivevano e operavano solo in base ai trasferimenti pubblici ad aziende che hanno dovuto mantenere standard economici precisi, essere economicamente efficienti e presentare bilanci in positivo o in pareggio. Questo passaggio non è stato semplice – ha aggiunto il primo cittadino -”. E ancora il sindaco si appella ad una legge del 1986 per giustificare l’integrazione in organico i dipendenti Coime, altra irregolarità sottolineata dagli ispettori. “Ed è sempre la legge ad autorizzare la mobilità interaziendale dei dipendenti”. Per quanto riguarda l’aumento di quasi tre mila unità in pianta organica del comune il sindaco non si tira indietro: “Rivendico anche questa linea politica e sono fiero di essere censurato per aver stabilizzato dei precari, anzi, annuncio già da adesso che l’anno prossimo il comune di Palermo mira ad essere uno dei primi a non avere precari tra i suoi dipendenti”. Orlando si definisce “stupito che gli ispettori non sappiano che è proprio il governo centrale a stanziare 55 milioni di euro ogni anno per la stabilizzazione dei precari, e lo fa in deroga alle norme vigenti”. Ed infine il primo cittadino rispedisce al mittente le irregolarità sollevate nella relazione circa le nomine e la contrattualizzazione a tempo determinato dei dirigenti: “Non vedo in che altro modo sarebbe possibile regolarizzare figure esterne che collaborano con il Comune. E per inciso – ha aggiunto – la normativa prevede eccome il ricorso ai contratti a tempo, per quanto riguarda la spesa, è stata addirittura defalcata del 23 per cento”.
Dopo la lunga relazione del sindaco hanno preso la parola i capogruppo di tutti i partiti d’opposizione. “Curioso che la relazione porti la data del 25 maggio e sia arrivata solo adesso – ha sottolineato per esempio Marianna Caronia, capogruppo del Misto – molto dopo le elezioni amministrative”. Lo stesso vale per il grillino Ugo Forello che ha sottolineato questo stesso aspetto nel suo lungo intervento, il più critico fra quello delle opposizioni: “Siamo davvero certi che il ministero sia contro Orladno? – si è chiesto – Sarebbe curioso conoscere le motivazioni che hanno spinto il Mef a inoltrare la relazione dopo sei mesi”. Ma Forello, a nome dell’intero gruppo consiliare 5 stelle, è andato ben oltre, arrivando a riservarsi il diritto di chiedere le dimissioni del primo cittadino dopo attente verifiche: “Al di là delle carte – ha sottolineato in una nota diramata dopo la chiusura della seduta – sulle quali il sindaco potrà anche trovare giustificazioni di circostanza, resta il volto di una città abbandonata a se stessa, che ruota attorno al centro storico e al circuito arabo-normanno, e di un sindaco che si pavoneggia di eventi e riconoscimenti di facciata, mentre tradisce quotidianamente, da anni, le periferie, sempre più isolate e trascurate, i bambini, gli ultimi e più bisognosi e i giovani”.
Chiede le dimissioni del sindaco anche la consigliera dell’Udc Sabrina Figuccia: “Il nostro sindaco deve assumersi tutte le responsabilità di questa vicenda al netto di presunte accuse di “iniziative viziate dalla politica” come lui stesso pare abbia affermato, relativamente alle attività ispettive poste in essere da ben tre dirigenti dei servizi ispettivi della Finanza Pubblica. Mi auguro – ha aggiunto Figuccia – di ricevere rispose immediate altrimenti mi vedrò costretta a chiedere formalmente le dimissioni di questo Sindaco”. Atteggiamento costruttivo invece da parte di Fabrizio Ferrandelli: “Tante le criticità da risolvere – ha sottolineato il leader de I Coraggiosi – affronterò questo delicato momento con l’atteggiamento di chi vuole capire e approfondite e tendere la mano per collaborare. Ma la fiducia che sto dando a questa amministrazione non è un credito in bianco, ha una scadenza che andrà di pari paso con la capacità e la volontà di affrontare i problemi”. Tende una mano anche il gruppo di Forza Italia, anche se lo stesso capogruppo Giulio Tantillo non ha potuto non essere in linea con gli ispettori sulle anomalie riscontrate per quanto concerne le nomine dei dirigenti e riservare un’accesa critica nei confronti di certi uffici “che lavorano davvero male – ha detto – e con troppa lentezza, tanto da lasciare in sospeso per anni anche interventi che potrebbero realizzarsi nel giro di pochi mesi”.
Per scelta di tutti i capigruppo di maggioranza in aula ha preso la parola solo l’ex assessore e oggi capogruppo di Sinistra comune Giusto Catania: “Non si può non evidenziare la matrice politica di questa relazione – ha detto – e questa deriva dal suo impianto ideologico. Questo documento è l’espressione chiara di una cultura politica attuale che considera gli enti locali solo ed esclusivamente come esattori delle tasse, o aziende che devono fare utili. La politica non può parlare solo ed esclusivamente di convenienza economica – ha attaccato – è necessario che le istituzioni tengano in considerazione le reali esigenze di un comune”. Ed infine Catania attacca la natura stessa del documento: “Questa relazione non è pensata per la città di Palermo ma vive dentro un sistema di prestampati, in griglie di valutazioni predefinite. Infatti questo documento è frutto di ‘copia e incolla’ di relazioni ispettive di altre città italiane”. A seduta chiusa è intervenuto anche Dario Chinnici, capogruppo del Pd a sala delle Lapidi: “Ringrazio il sindaco Orlando per aver chiarito le criticità emerse e per aver costituito una commissione che servirà a fare luce sull’andamento gestionale della precedente sindacatura – ha detto – Il gruppo consiliare del Pd chiede di affrontare, insieme all’amministrazione, un percorso definito che possa consentire alla città di spiccare il volo, sfruttando tutte le possibilità garantite dal Governo nazionale. Riteniamo e auspichiamo che sia la maggioranza sia l’opposizione debbano rimboccarsi le maniche e lavorare con solerzia per esitare tutti i provvedimenti più importanti. Questo è quello che chiedono i cittadini”. Per il capogruppo del Movimento 139 Sandro Terrani: “”Il Sindaco è stato abbastanza chiaro nello smontare quello che è un attacco politico e non sulla gestione della macchina amministrativa. Una relazione in cui mancano valutazioni tecniche e che non tiene conto della realtà”.
*Aggiornamento ore 19.07
“Oggi nel consiglio comunale di Palermo è andato in scena un Orlando scandaloso e a tratti tragicomico. Non so se ridere o piangere dopo questa sceneggiata del sindaco”. A dirlo è Riccardo Nuti che, dopo la difesa di Orlando sulle presunte irregolarità rilevate dagli ispettori del ministero dell’Economia in merito alla gestione amministrativa del Comune, aggiunge: “Il sindaco da una parte ha attaccato gli ispettori arrivando a dire, in preda al suo delirio, che questi non conoscono le leggi; e poi però ha dovuto ammettere che, per tutte le somme erogate irregolarmente ai dipendenti comunali, cercherà ora di attivarsi. Decida il nostro caro sindaco: gli ispettori hanno preso una cantonata con i 46 rilievi oppure no? I fatti parlano da soli. Orlando può difendersi con queste contraddizioni solo dinanzi a una finta opposizione presente da decenni e che non riesce a chiederne le ‘dimissioni'”.
“Consiglio a Orlando – continua il deputato – di studiare cosa è l’attività parlamentare: nessuno è il mandante dell’ispezione ma, bontà sua, nelle azioni di un parlamentare rientra pure quella di chiedere l’invio di ispettori a seguito di elementi gravi e documentati, esattamente come io ho fatto. Se non ci fosse stato motivo, il ministero non sarebbe giunto a un dossier così corposo e scandaloso. Orlando – afferma Nuti – ha rilanciato la palla ad una fantomatica commissione speciale utile solo per perdere tempo e non risolver nulla. Nel suo intervento ha tentato di omettere i veri motivi che hanno portato gli ispettori al dossier. Quando parla della pianta organica, si vanta di stabilizzare i precari, ad esempio, il caro sindaco si guarda bene dal dire che il rilievo che gli è stato fatto è che non c’era alcun fabbisogno a riguardo. Quando parla dei dirigenti comunali, ancora, non dice che non può scegliersi arbitrariamente, ma che ci deve essere una commissione esterna, stessa cosa nei servizi delle partecipate i cui contratti sono nulli. È importante sottolineare – continua Nuti – che le responsabilità non sono però solo di Orlando. La gran parte del consiglio comunale in questi anni ha contribuito a rendere Palermo un’anomalia, uno Stato nello Stato. Tutte le irregolarità, infatti, sono passate o col silenzio o con l’approvazione del consiglio, che ora non può tirarsi fuori. Nessuno si autoassolva”. Nuti conclude: “Speriamo che anche il nostro Orlando Furioso, esattamente come quello dell’Ariosto, ritrovi la lucidità. Ce ne vorrà per risolvere la catastrofe creata in questi anni. Glielo auguro. Firmato: ‘il demonio’, come simpaticamente sono stato definito durante il consiglio comunale”.
“L’attacco del sindaco Orlando agli ispettori ministeriali che hanno rilevato 46 gravi irregolarità nella gestione del Comune di Palermo è irrispettoso e inaccettabile”. Lo afferma, in una nota, la deputata nazionale M5s Chiara Di Benedetto, capogruppo in commissione Cultura, che aggiunge: “Il dato da rimarcare è che comunque Orlando, evidentemente furioso e incontrollabile, ha detto che cercherà di rimediare rispetto alle somme erogate in modo irregolare ai dipendenti comunali. Sono volgari e offensive – continua la deputata – le accuse che il sindaco ha indirizzato a parlamentari Movimento 5stelle, che a suo avviso sarebbero i mandanti dell’ispezione ministeriale sulla gestione del municipio. Come Orlando sa, interrogare il governo nazionale è una prerogativa di noi parlamentari. Disonesto, dunque, ricorrere da parte sua alla delegittimazione di noi 5stelle, firmatari dell’interrogazione che ha correttamente prodotto l’ispezione”.
“Nella sua disperata difesa – incalza la parlamentare 5stelle – Orlando ha dimostrato di non avere senso delle istituzioni, ha dimenticato che il Ministero dell’Economia non è retto dal Movimento 5stelle e si è inventato la scusa della commissione speciale interna per impressionare l’opinione pubblica. Inoltre Orlando non ha detto che delle assunzioni a pioggia di cui si è vantato non c’era alcun bisogno e ha taciuto sullo scandalo delle partecipate. Ne condivide le responsabilità politiche una finta opposizione degli anni passati, che ha consentito al sindaco di gestire il comune come un club per amici. Orlando – conclude Di Benedetto – deve dimettersi, perché la sua toppa è molto peggio del buco, un buco che stanno pagando i palermitani”.