Orlando e il "percorso civico" |Quando un'etichetta non basta - Live Sicilia

Orlando e il “percorso civico” |Quando un’etichetta non basta

Vacilla lo schema del Professore. E la candidatura di Micari è nelle mani della vecchia guardia.

PALERMO – Lo psicodramma della sinistra è esploso in mano a Leoluca Orlando. E al sindaco, regista dell’operazione Fabrizio Micari, non è rimasto altro che pregare a mezzo stampa i partiti alla sinistra del Pd di ripensarci. Dopo aver ricevuto il via libera da Matteo Renzi e dai centristi di Alfano e D’Alia – non pervenuto il Pd siciliano – sul nome del rettore di Palermo, che doveva servire a realizzare l’alleanza larga aggiungendo alla sgarrupata maggioranza di Crocetta anche i partiti alla sinistra dei dem, Orlando ha dovuto prendere atto che Sinistra Italiana e Articolo 1 non vogliono fare alleanze con Angelino Alfano (con cui tre mesi fa hanno vinto a Palermo). E il Pd s’è risvegliato un po’ come Decio Cavallo, l’ingenuo italoamericano a cui l’impareggiabile Totò vendette la Fontana di Trevi.

Per cercare di mettere una pezza al surreale pasticcio, il Professore ha lanciato un appello a tappeto, con una raffica di interviste a dichiarazioni ai quotidiani nazionali e locali, chiedendo alla sinistra di ripensarci, di non rassegnarsi alla testimonianza ma di provare a vincere. Parola d’ordine: “percorso civico”. Quelle due paroline, dal significato abbastanza oscuro, con le quali da mesi Orlando impacchetta la grande ammucchiata di partiti e transfughi d’ogni pasta e provenienza che ne ha permesso la rielezione a Palazzo delle Aquile e che dovrebbe rianimare le speranze del centrosinistra di mantenere il potere dopo lo sventurato quinquennio crocettiano.

Percorso civico, insiste Orlando. Un’etichetta per sdoganare un inciucione che se portato avanti da altri senza la sua benedicente regia probabilmente sarebbe stata appellata dall’impareggiabile retorica orlandiana con perifrasi di altro genere, un “accordo di potere”, una “spregiudicata ammucchiata di trasformisti”, se non addirittura una “palude cianciminesca” o chissà cos’altro. Ma come sempre nella weltanschauung orlandiana è la presenza del Professore a mutare la natura delle cose, trasformando l’acqua in vino, basta appioppare l’etichetta giusta.

Anche se stavolta, forse, un’etichetta potrebbe non bastare. La candidatura di Fabrizio Micari si sta afflosciando. Lo sfilarsi di Sinistra Italiana sembra definitivo. La fantomatica Lista dei Territori si vede sempre più sfocata all’orizzonte, come il miraggio di un’oasi nel deserto. Il Pd siciliano è sempre più insofferente, ridotto a spettatore che non tocca palla, in uno schema Palermo-centrico che irrita sempre di più il versante orientale. E già si avanzano altre suggestioni nella ridda infinita del toto-nomi.

Insomma, vacilla il piano di Orlando di assumere i panni del deus ex machina del nuovo centrosinistra. Le speranze del Prof sono nelle mani di Angelo Capodicasa, saggio e navigato nocchiero dei bersaniani siciliani, l’uomo con cui la sinistra entrò per la prima volta alla Presidenza della Regione grazie a un memorabile inciucio di palazzo con la sponda di Totò Cuffaro. Se i bersaniani di Sicilia diranno sì a Orlando, forse il nome di Micari, benedetto da Totò Cardinale, riuscirà a resistere nel segno di quel “percorso civico” di “rinnovamento” tenuto insieme dai giri di telefonate di una ristrettissima schiera di navigati politici doc tutti nati tra il 1947 e il 1949.


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