PALERMO- Rita Barbera, 67 anni, storica e apprezzatissima figura all’interno del mondo carcerario per la sua efficiente sensibilità. Prima di andare in pensione è stata direttrice al carcere ‘Ucciardone’. Ora si candida per la poltrona di sindaco di Palermo. Come abbiamo anticipato.
Dottoressa, chi glielo fa fare?
“Tutto è nato dalle sollecitazioni di amici e conoscenti, di persone con cui ho lavorato, stabilendo un rapporto di reciproca fiducia e stima. Rita, mi hanno detto, per Palermo ci vogliono passione e competenza. Perché non ci pensi… Ci ho pensato ed eccomi qua con ‘Progetta Palermo’”.
Cosa le fa credere che un’ottima responsabile di istituti penitenziari possa essere anche un buon sindaco?
“Il carcere è un luogo complesso, come una città. Anche se più piccolo ne ricalca le dinamiche. Quando sono arrivata all’Ucciardone c’era un clima pesante. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo costruito una realtà che molti hanno definito modello”.
Perché non godersi la pensione, mormorerebbero alcuni tra coloro che le vogliono bene…
“Ho il mio impegno di vicepresidente del centro ‘Pio La Torre’, sono una persona impegnatissima e disposta, con umiltà e semplicità, ad affrontare una sfida che può scombussolarmi la vita”.
Ma cosa la spinge? Perché lo fa?
“Perché vedo come è ridotta la città. Palermo è da rifare. So che non è comodo amministrare, Leoluca Orlando, nell’arco del suo percorso, è stato un buon sindaco. Oggi Palermo ha bisogno che ci sia qualcuno che rompa gli schemi”.
Per esempio?
“Lo vediamo tutti, ripeto, che la città è sporchissima, no? Mi pare chiaro che il sistema della Rap non funziona. Allora perché non affidare la pulizia anche ai giovani, attraverso delle cooperative, mettendo insieme servizi e occupazione? Certo, ci saranno resistenze da scardinare. Io sono pronta. In generale, è necessario cambiare il sistema”.
Azzererebbe tutto?
“No, io sono per il recupero delle risorse, per ricucire, per valorizzare, non per distruggere, né per sprecare”.
Orlando, lei dice, è stato complessivamente un buon sindaco. E nell’ultimo periodo?
“Non posso dare giudizi dall’interno di una macchina che non conosco. Mi pare che si sia un po’ rifiutata la consapevolezza dei problemi, di quello che sta accadendo. Basta guardare l’immondizia, le condizioni del cimitero dei Rotoli. Penso che pure il sindaco sappia che Palermo così non va. Bisognerebbe dare la parola ai cittadini”.
Lei lo farebbe?
“Sì, con delle occasioni permanenti di dialogo. E poi ci vuole un controllo sulla squadra. Se un assessore non raggiunge gli obiettivi, deve andare a casa”.
Ma secondo lei il suo giudizio positivo sul sindaco, nel lungo periodo, è condiviso?
“Adesso non lo so, non credo. Io so, però, che quando Leoluca Orlando era molto presente e veniva a trovarci in carcere, essendo un uomo di grande sensibilità, i detenuti lo accoglievano come un parente. Era amatissimo”.
Lei è una donna di sinistra, ma si candida con un movimento, non con un partito. Perché?
“Io non credo che il mio partito di sempre, il Pd, mi avrebbe mai fatto questa proposta. Anzi, se ci ripenso, non mi hanno mai proposto niente. Ovviamente, se un partito che corrispondesse al mio sentire volesse appoggiarmi, andrebbe benissimo. Beninteso, gli assessori e le assessore si scelgono per capacità, competenza ed esperienza. Non per appartenenza. E la mia, nel caso, sarà una giunta messa su nel rispetto della parità di genere”.
Perché il Pd non l’ha mai cercata?
“Lo chieda al Pd”.
Palermo è irredimibile?
“Ma quando mai! In carcere, l’ultimo dei cittadini, se responsabilizzato, cambia in meglio. L’ho visto con i miei occhi”.
Cosa sogna Rita Barbera?
“Una città in armonia”.