PALERMO – Non si vive di soli candidati a sindaco. Mancano meno di due mesi alle prossime elezioni e a Palermo impazzano ancora le trattative, sia quelle più “altisonanti” che quelle più nascoste, col centrodestra impegnato su un doppio fronte: da un lato la successione a Leoluca Orlando, con i partiti che cercano una difficile sintesi, e dall’altro la corsa alle circoscrizioni.
Perché la partita dei “quartieri”, così come venivano chiamati un tempo, potrebbe essere decisiva per gli equilibri interni alle coalizioni e ai singoli partiti, specie per l’effetto traino di cui solitamente godono i candidati a Sala delle Lapidi. E non è un caso che questo tema finora sia passato quasi in secondo piano, proprio per l’incertezza che si vive nel centrodestra.
La legge elettorale siciliana prevede infatti che per i quartieri si svolga una vera e propria “elezione parallela” rispetto a quella del sindaco e del consiglio comunale: è possibile presentare liste solo in una circoscrizione e ogni candidato presidente ha le sue liste collegate, con apparentamenti ad hoc che quasi sempre coincidono con quelli del consiglio comunale ma che in teoria potrebbero anche essere diversi. Inoltre il sistema di attribuzione dei seggi, dal 2011, prevede anche una sorta di doppio proporzionale che premia le coalizioni, penalizzando le corse solitarie: non più un semplice proporzionale applicato alle singole liste, ma uno doppio applicato prima a quelle collegate al candidato presidente e poi alle singole componenti della coalizione.
Un meccanismo che, alla luce di quello che sta succedendo nel centrodestra, con almeno quattro possibili coalizioni in campo, rischierebbe di far fare al centrosinistra di Franco Miceli l’asso pigliatutto. “C’è la concreta possibilità che Miceli conquisti otto presidenze di circoscrizione su otto”, dice a taccuini chiusi (e con una certa preoccupazione) uno dei candidati del centrodestra al consiglio comunale. E perfino all’interno dei singoli consigli di circoscrizione il centrosinistra potrebbe fare man bassa di seggi, lasciando agli avversari praticamente le briciole da dividere in cinque o sei.
Il risultato è una situazione di grande caos, con gli sfidanti di Miceli che stanno avendo più di una difficoltà a redigere le liste per i quartieri. L’incertezza sulla possibile elezione starebbe infatti scoraggiando tanti a candidarsi e a essere penalizzati sono anche i pretendenti al consiglio comunale, che solitamente godono di una rete di candidati ai quartieri che drena consensi e può risultare decisiva per l’elezione. E a preoccupare è appunto l’effetto domino sulle liste e sulle coalizioni per Palazzo delle Aquile, in un centrodestra finora frammentato e quindi già in svantaggio.
Una situazione così allarmante da aver spinto qualcuno a proporre una “pazza idea”, cioè apparentamenti tecnici solo per le circoscrizioni: avversari per il consiglio comunale, ma alleati nei quartieri per non subire i contraccolpi della legge elettorale. Un’ipotesi tramontata quasi subito, visti i rapporti tesissimi fra i partiti, e che lascia il centrodestra alle prese con una complicata quadra da trovare per evitare di regalare l’en plein al centrosinistra.