Palermo, accolto il ricorso sul numero dei buttafuori del Country Club - Live Sicilia

Palermo, accolto il ricorso sul numero dei buttafuori del Country Club

Il numero degli addetti alla sicurezza può essere inferiore

PALERMO – Il Tribunale amministrativo regionale sospende l’obbligo per la discoteca Siddharta Country Club di assoldare trenta buttafuori per ogni serata danzante. Il provvedimento rischia di avere effetti a cascata in tanti altri locali della città.

Il caso del Country Club

Lo scorso dicembre, in seguito ad alcune liti e aggressioni davanti al locale in via dell’Olimpo, il
questore aveva integrato la licenza imponendo l’impiego di un numero differenziato di addetti alla sicurezza. Non più venti ma trenta uomini per l’ipotesi di capienza massima di
1000 persone. Ora la quarta sezione del Tar Sicilia (Francesco Bruno presidente, Guido Gabriele estensore) ha stabilito l’illegittimità delle prescrizioni .

La battaglia legale del Country Club

La società Pa.Nett.One srl aveva impugnato le prescrizioni affidandosi agli avvocati Giovanni Puntarello e Luciana Maria Russo Delli studio Legalit. Gli avvocati, oltre ad evidenziare l’illegittimità del provvedimento, hanno sostenuto “la violazione del principio di non proporzionalità e l’irragionevolezza della formula matematica utilizzata dal questore per giungere al numero di addetti alla sicurezza da imporre ai locali di pubblico spettacolo”.

Il pronunciamento del Tar

Le censure sono state condivise dal Tar: “Il ricorso appare suffragato da sufficiente fumus boni iuris quanto alla contestazione, sotto il profilo della ragionevolezza, della formula utilizzata dalla questura di Palermo ai fini del calcolo del numero di addetti alla sicurezza di cui i gestori di locali notturni devono dotarsi”. L’efficacia del provvedimento è stata sospesa, in attesa che a giugno la causa venga affrontata nel merito.

Parlano i legali del Country Club

“Il Country Club potrà continuare ad esercitare la propria attività senza le gravose prescrizioni imposte dalla Questura – spiegano i legali – che rendevano di fatto particolarmente difficoltosa la prosecuzione dell’attività aziendale, non solo per i maggiori costi correlati ad un così elevato numero di  buttafuori che gli erano stati imposti ma anche in relazione alle obiettive difficoltà di reperire il personale da adibire ai servizi di sicurezza, attesa l’esiguità degli iscritti nell’apposito Albo prefettizio”.


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