Palermo, anno zero - Live Sicilia

Palermo, anno zero

Con la sua mossa sui porticcioli turistici Leoluca Orlando apre le ostilità con il grande protagonista degli ultimi anni della Palermo di Cammarata, Nino Bevilacqua.

La notizia è passata quasi inosservata, ma potrebbe rappresentare la prima scintilla di una nuova guerra che a Palermo si combatterà sul fronte… del porto. È forse ancora presto per poterlo affermare, ma la tempistica da blitzkrieg scelta da Leoluca Orlando IV, incoronato dal plebiscito delle ultime amministrative, suggerisce qualche riflessione. Il sindaco sembra muoversi rapidamente per cancellare nei primissimi giorni della sua era ogni traccia del recente passato cammaratiano. L’impressione, infatti, è che la prima mission di Orlando sia proprio quella di trasmettere l’immagine di un “anno zero” per la città, resettando anche con provvedimenti simbolici quanto accaduto nel lasso di tempo trascorso tra la sua terza sindacatura e la quarta appena cominciata. Un energico e deciso colpo di spugna per cancellare il ricordo di quella che Orlando intende affidare alla storia come una parentesi oscura. In questa chiave, forse, si possono leggere sia la chiusura dell’ufficio grandi eventi, che negli anni di Diego Cammarata era diventato il centro nevralgico di tutte le grandi attività culturali e non in città, sia il benservito a Serafino Di Peri, sostituito al vertice dei vigili urbani e sacrificato sull’altare dello spoil system.

Ora, però, il sindaco alza il tiro. E in quella che sembra essere un’azione decisa di demarcazione del territorio, punta sui porticcioli turistici. Si scrive Sant’Erasmo, Arenella e Acquasanta. Si legge Nino Bevilacqua. Sì, perché chiedendo la restituzione dei porti turistici che il Comune aveva “girato” all’Autorità portuale malgrado il ricorso presentato e vinto dallo stesso Orlando, il sindaco incrocia in qualche modo le lame con uno dei principali protagonisti, o forse sarebbe il caso di dire con il protagonista assoluto, dell’ultimo decennio della Palermo de-orlandizzata. Quel Nino Bevilacqua, abile presidente dell’Autorità portuale, che forte anche della debolezza del Comune negli ultimi anni dell’era Cammarata, ha visto accrescere sempre di più la propria influenza e visibilità, conducendo in porto, è il caso di dirlo, un colpo dopo l’altro, dal nuovo waterfront della Cala al mirabolante concerto di Sting, evento mondano dell’ultimo lustro in una città ormai disabituata alle passerelle internazionali.

Ingegnere, direttore dei lavori di importanti cantieri edili non solo in Sicilia, buone amicizie bipartisan (da Gianfranco Miccichè a Beppe Lumia), appassionato d’arte contemporanea e vigneron, Bevilacqua era stato anche tirato in ballo da molti come possibile candidato a sindaco per il dopo Cammarata, ipotesi che lui stesso aveva prontamente smentito. Sulla sua strada (o meglio, su quella della “sua” Autorità portuale), irrompe adesso Leoluca Orlando, solista poco incline a dividere la scena con altri. Che chiede al consiglio comunale, forte di un decreto del Presidente della Repubblica, di revocare l’allargamento dell’area di competenza dell’Autorità portuale a Sant’Erasmo e Acquasanta. Uno scontro che vale qualcosa come 90 milioni di euro, che la giunta vuol gestire senza deleghe a terzi. Ma che nell’anno zero della Palermo orlandiana assume anche il valore simbolico della formattazione di un’era. O magari del primo atto di uno scontro tra titani.


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