PALERMO – Due episodi incrociati dai finanzieri hanno tracciato la strada investigativa che ha portato alla scoperta delle due organizzazioni che avrebbero riempito Palermo e Marsala di sigarette di contrabbando. Nella notte il blitz con sedici arresti, coordinato dalla sede palermitana della Procura europea.
Il gommone a Marsala
Il primo episodio è del novembre 2021. Nelle acque marsalesi viene intercettato e sequestrato un gommone. Ha il serbatoio modificato e i finanzieri capiscono che serve a trasportare un grosso carico.
Qualche giorno dopo si fa vivo un uomo che ha fatto la denuncia di furto. C’è un particolare: la stessa persona è stata controllata in compagnia di Mongi Ltaief, un tunisino che ha una sfilza di precedenti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di sigarette.
Ora si trova in Tunisia, dove è fuggito prima di essere condannato in Sicilia. Per anni ha vissuto e faceva affari fra Marsala, Mazara del Vallo e Petrosino. Sul gommone viene piazzato un Gps che svelerà alcune rotte delle sigarette.
Secondo la Procure europea, Ltaief è il capo dell’organizzazione che traffica il tabacco di contrabbando. Un fornitore capace di smistare tonnellate di sigarette.
Il carico a Palermo
Il 28 aprile 2022 un Mercedes Vito preso a noleggio a Marsala arriva a Palermo in un magazzino di via Giuseppe Li Bassi, quartiere Villaggio Santa Rosalia. Vi caricano sacchi neri e scatole di cartone, poi due uomini si dileguano. Così parte il filone palermitano che porterà al gruppo guidato da Antonino Li Causi.
Il patto a Ballarò
Nel 2022 viene monitorato un suo incontro con LTaief al mercato Ballarò. Ad organizzarlo una terza persona che appella Li Causi come “mio fratello”. Lo considera l’unico in grado di acquistare importanti quantitativi. “Problemi di soldi non ce n’è”. Ne parla con chi come colui che “comanda”, ha a disposizione uomini e magazzini. Nei dialoghi fanno riferimento a “settecento casse in mezzo al mare”.
È a Ballarò che sarebbe stato siglato il patto fra le due organizzazioni. Al’incontro è presente un altro palermitano, che gli investigatori definiscono un “finanziatore” dei traffici, e nei cui confronti l’eventuale applicazione di una misura cautelare è congelata fino all’interrogatorio. Stessa cosa per altri sei indagati.
Ala banda del tunisino apparterrebbero con incarichi di rilievo Vincenzo Salvatore Bilardello (si sarebbe occupato della logistica dei trasporti, dai mezzi usati ai depositi fra cui un immobile a Marsala), Vincenzo Gandolfo e Nejib Ammar (avrebbero guidato i gommoni e curato anche la vendita della merce a Palermo), Pietro Arini (anche lui si sarebbe occupato del trasporto e della consegna a Palermo).
Il terminale palermitano dei “trapanesi”, dunque, sarebbe stato Antonio Li Causi, accanto al quale avrebbero agito i figli Gaetano e, più defilata, Caterina, Giovanna Quartararo e il compagno Gaetano Catalano, Concetta D’Asaro, Gaetano Adelfio e Simone Pipitò. Tutti avrebbero partecipato alle operazioni di approvvigionamento della sigarette che arrivavano via mare, mentre tre napoletani si occupavano del trasporto via terra.