PALERMO – “A causa di una poco accorta gestione politica e burocratica degli adempimenti necessari alla costruzione di un asilo nido a Brancaccio, denominato “I piccoli del Beato Giuseppe Puglisi”, i tre milioni di euro stanziati dal Governo Conte, nell’Aprile del 2019, il 31 dicembre 2022 sono andati in perenzione. Quindi niente più asilo a Brancaccio. Non vi sarà più quel servizio per la prima infanzia, tanto voluto dal primo martire di mafia, il Beato Giuseppe Puglisi, il cui progetto è stato addirittura benedetto da Papa Francesco, durante la sua visita alla Casa Museo del Beato, svoltasi il 15 settembre del 2018 in occasione del XXV Anniversario dell’uccisione in odium fidei del piccolo prete di Brancaccio”. Lo afferma Maurizio Artale presidente del centro di accoglienza Padre Nostro.
“L’asilo nido è stato progettato dal Centro di Accoglienza Padre Nostro, con la collaborazione di Reggio Children con il contributo economico della Fondazione Giovanni Paolo II di Firenze e con il grande impegno del quotidiano Avvenire – aggiunge Artale – Allo scopo di supplire alle mancanze che hanno condotto al definanziamento del progetto è stato presentato un emendamento alla finanziaria nazionale, che riassegnava la somma per la costruzione dell’asilo nido, ma è stato bocciato. Adesso abbiamo l’ultima possibilità di dotare i bambini dai 0 ai 36 mesi di Brancaccio di un vero asilo nido e chiediamo che il governo Meloni approvi l’emendamento che è stato presentato nel decreto Milleproroghe”.
“Il Centro Padre Nostro si era impegnato a fare realizzare il progetto esecutivo dell’asilo grazie alla sottoscrizione di importanti società che hanno aderito all’iniziativa per realizzare un asilo per accogliere i bimbi di Brancaccio. – aggiunge Artale – Purtroppo l’amministrazione guidata da Leoluca Orlando non ha inserito l’opera nel piano triennale delle opere pubbliche 2021-2022. Una svista che è costata la possibilità di indire la gara e bloccare le somme per realizzare l’opera. L’opera è stata inserita successivamente nel piano delle opere 2022- 2023 ma ormai era troppo tardi e le somme sono andate in perenzione”.
“Da esponenti della maggioranza di centrodestra erano arrivate rassicurazioni circa un emendamento da presentare in parlamento, ma gli unici che si sono adoperati sono stati i deputati e i senatori del Movimento 5 Stelle – aggiunge Artale – Purtroppo l’emendamento è stato bocciato. Adesso ne è stato presentato un altro nel milleproroghe ma abbiamo saputo che il ministro Fitto vuole azzerare questi fondi non spesi negli anni e vuole fare una nuova programmazione. In questo modo non ci sarà possibilità di avere più il finanziamento. I soldi erano arrivati dal governo Conte nel 2019. Abbiamo fatto una corsa contro il tempo in piena pandemia per avere pronto il progetto. Purtroppo altri hanno commesso errori e hanno mandato in fumo l’asilo. Adesso ci affidiamo al presidente Meloni è l’ultima spiaggia per i bambini di Brancaccio”.
Lagalla: “Preoccupazione condivisa, l’amministrazione precedente nulla ha fatto. Rifinanzieremo il progetto”
“Condividiamo la preoccupazione del Centro Padre Nostro di Brancaccio per la realizzazione della struttura educativa, assolutamente necessaria in quest’area – ha dichiarato il sindaco Roberto Lagalla – , coerente con il magistero di padre Pino Puglisi che identificava la scuola come uno dei principali ed essenziali punti di riferimento per la formazione dei giovani e il contrasto alla mafia. Poiché nulla è stato fatto dall’amministrazione negli anni precedenti, abbiamo dovuto prendere atto dell’impossibilità di presentare, così come prescrive la legge, l’obbligo giuridicamente vincolante entro il 31 dicembre 2022. È chiaro – ha concluso il sindaco -, però, che la materia resta fortemente all’attenzione dell’attuale amministrazione che rifinanzierà l’opera nella programmazione 2021-2027”.
M5S, Bevilacqua Varrica: “Centrodestra avrebbe potuto approvare arrivare il nostro emendamento e permettere la nascita dell’asilo“
“Se il centrodestra condividesse l’appello del ‘Centro Padre Nostro’ di Brancaccio per l’asilo intitolato a Padre Pino Puglisi avrebbe potuto approvare il nostro emendamento in legge di bilancio col quale escludevamo le opere scolastiche da quelle oggetto di definanziamento. Invece lo hanno bocciato, nonostante fosse a costo zero“. A dichiararlo sono il deputato regionale Adriano Varrica e la senatrice Dolores Bevilacqua. “Adesso nel ‘Milleproroghe’, in conversione al Senato, abbiamo proposto una proroga di 6 mesi che consentirebbe di salvare l’asilo di Brancaccio e i 2 poli scolastici innovativi in II e VII circoscrizione. Lo approvino e dimostrino con i fatti la loro volontà politica. Le parole e gli impegni futuri a data da destinarsi non hanno senso dal momento che siamo nelle condizioni di salvare oggi questi interventi, senza perdere un solo istante”.
I politicanti regionali sono pronti ad apparire alle inaugurazioni ma ad ora di tirare fuori i soldi dovuti non si trovano una lira in cassa e hanno pure il coraggio di parlare di un mega centro direzionale , ma con quali soldi lo vogliono costruire , questi gli unici soldi che troveranno sempre saranno quelli per i loro stipendi prima e poi quelli per. I loro consulenti e noi allora diamo un bel segnale con le europee per poi dargli la batosta allle regionali e c’è li liquidiamo tutti
In Regione sempre pronti per gli sprechi. I soldi per la fatica di stare tra le persone vere, in carne ed ossa, che faticano e ci provano con passione, quelli non li trovano.
Ma se la Rgione Sicilia è la più pignorata d’Europa a chi li fanno i decreti ingiuntivi. Bisogna farla fallire.
Ma la ex tabella h, se non sbaglio non conferisce finanziamenti ma contributi. La differenza è notevole. Un contributo è dato su un progetto che viene presentato e che va realizzato comunque per intero e quindi coofinanziato. A vedere la delibera dei contributi dati. Il centro padre nostro ottiene 417mila euro a fronte di un progetto di circa 1,3 milioni di euro. La domanda quindi è :mancano questi 250 mila euro della regione o piuttosto non ha i rimanenti 900 mila euro di coofinanziamento? Perché se poi alla fine dovesse essere così, potremmo essere in presenza di un progetto farlocco per non dire gonfiato nei suoi costi.
Poi ti meravigli che padre Puglisi, prima di morire, non trovava mai soldi. E certo, servivano per gli amici degli amici! VERGOGNA!
Naturalmente la Regione Siciliana con il consueto comportamento masochista che la contraddistingue da sempre non pagherà affatto ed il Centro Padre Nostro dovrà necessariamente arrivare al pignoramento. Del resto la Regione è l’ente pubblico più pignorato al mondo intero per cui un pignoramento in più o in meno può fare solo solletico, anzi non contenta di perdere tutte le cause la Regione gode a non pagare mai subito perchè preferisce farlo quando gli importi sono notevolmente aumentati di interessi, spese legali ed atti di precetto promossi dagli avvocati delle controparti. In testa alla classifica della goduria per assessorato c’è quello dell’Istruzione e Formazione Professionale, colpito da anni da migliaia di pignoramenti promossi da enti di formazione, dipendenti ed ex dipendenti degli stessi che fra poco oltre le somme sui conti pignoreranno perfino le sedie ed i tavolini di dirigenti ed impiegati. Ma d’altronde, lo ripeto, quando si è incorreggibili masochisti come alla Regione Siciliana si gode ancora di più quando la situazione comincia a peggiorare e fare male…..
Se così fosse l’Avvocatura dello Stato alla quale si appoggia la Regione Siciliana (che non si degna di avere una propria avvocatura malgrado regio0ne autonoma a statuto speciale) penso si sarebbe già espressa…..vuol dire niente…..
La Regione soccombe per il semplice motivo che non è difesa adeguatamente. Soccombe quasi sempre se la controparte si avvale di avvocati almeno mediocri.
Ma una verifica se ad esempio il dipartimento di competenza abbia assunto l’impegno? Perché se l’impegno è assunto non si può parlare di debito fuori bilancio e se non è stato corrisposto alcuna somma, è perché trattandosi di spese non obbligatorie in presenza di esercizio prima e gestione poi provvisoria non si può procedere a pagamenti. E il decreto di impegno, è del 21 dicembre del 2018.Per quanto poi riguarda la qualità del progetto, vorrei capire cosa doveva guardare l’avvocatura o chi per lei. Forse è il bando che andrebbe rivisto.
La cosiddetta tabella h resta un oggetto incomprensibile dentro un meccanismo clientelare che non premia anzi non valuta neanche il merito o l’impegno. La sensazione è che taluni enti hanno una sorta di diritto ad esistere separato dal prodotto per cui dicono di esistere.
La regione non paga perché non esistono responsabilità etiche o in solido, se paga il doppio del dovuto il costo sarà spalmato sulla comunità. Nessuno si chiederà che fine fanno i soldi elargiti ai privati tutti ci chiediamo perché abbiamo servizi pubblici scadenti.