Palermo, l'omicidio e la fuga: ci sono dei sospettati, case perquisite

Palermo, l’omicidio e la fuga: ci sono dei sospettati, case perquisite

Caccia all'assassino del cameriere algerino

PALERMO – Ci sono alcuni sospettati per l’omicidio del cameriere algerino Badr Boudjemai, conosciuto con il nome Samir, avvenuto la notte di sabato a Palermo. Diverse persone sono state portate al Comando provinciale dei carabinieri per essere sentite dagli investigatori.

L’inchiesta dei carabinieri

Le indagini hanno avuto un’accelerazione dopo che sono state visionate le immagini dei sistemi di video-sorveglianza e analizzato il telefonino della vittima. Alcune abitazioni sono state perquisite. Ancora oscuro il movente, non è escluso che potrebbe essere anche futile, legato a una lite avvenuta nei pressi del luogo di lavoro. Le indagini sono condotte dai militari dal reparto operativo guidato da Ivan Boracchia e coordinata dal pubblico ministero Vincenzo Amico

La ricostruzione

Due turiste canadesi sono sedute sulla scalinata delle Poste centrali in via Roma, a Palermo. Sentono i rumori dei colpi di pistola, vedono un uomo a terra e chiamano il 112.

Arrivano subito i carabinieri e i sanitari del 118. Una corsa inutile. I tre colpi di revolver sparati da distanza ravvicinata non hanno lasciato scampo a Badr Boudjemai, nato 41 anni fa a Bab El Oued in Algeria. Viveva e lavorava a Palermo ormai da quindici anni. Sposato con una donna tunisina, padre di due bambuni di 4 anni e 8 mesi, una fedina penale immacolata.

Le due turiste non fanno in tempo a vedere l’assassino in fuga. Quando ha sparato era da solo e a piedi. Qualcuno, però, potrebbe averlo aiutato nelle fasi preparatorie del delitto e in quelle successive dopo la fuga.

Le ipotesi

Delle due l’una: o l’assassino ha pedinato l’algerino sin dall’uscita dal ristorante “Appetì” dove lavorava in via Emerico Amari o ne conosceva le abitudini e gli spostamenti. Ha atteso il suo arrivo in via Roma e lo ha freddato alle spalle mentre copriva il tragitto verso la casa. “Sto tornando”, ha scritto in un messaggio alla moglie.

È stata un’esecuzione. I primi due colpi alle spalle hanno fatto cadere la vittima. Una volta per terra l’assassino ha avuto la freddezza di avvicinarsi e sparare il colpo di grazia alla nuca.

I colleghi di Samir, così tutti lo chiamavano, nulla di strano hanno notato nel suo comportamento. Era sereno e sorridente quando ha salutato intorno a mezzanotte e mezza. Nessun turbamento, nessuna ombra così come non ce n’erano, almeno all’apparenza, nella sua vita. Un padre di famiglia, un lavoratore, pochi svaghi eccetto qualche bicchiere nei locali del centro storico dopo il turno di lavoro: così lo descrivono amici e parenti. Alla vedova e alla madre, in città per un periodo di vacanza, è toccato il riconoscimento del cadavere poco prima che venisse eseguita l’autopsia nel reparto di Medicina legale del Policlinico.

Una vita che scorreva apparentemente in maniera regolare, ma che qualcuno ha deciso di interrompere venerdì sera in maniera efferata. Si scava nella vita privata dell’algerino e nelle sue amicizia con la speranza che il telefonino faccia da scatola nera e sveli una traccia che porti al movente e all’assassino. I militari del nucleo investigativo e della compagnia di Piazza Verdi stanno studiando i frame delle tante telecamere che inquadrano la zona del delitto.


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