Palermo, bandi pubblicitari: c'è il rischio licenziamenti -

Palermo, bandi pubblicitari: c’è il rischio licenziamenti

Dopo l'annuncio del Comune, interviene la Aspes, Associazione Pubblicità Esterna
COMUNE - LA PROCEDURA
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PALERMO – Una settimana per parare il colpo, sbollire, mettere nero su bianco la risposta ufficiale al nuovo bando del Comune che cambia le carte in tavola sugli spazi pubblicitari in concessione, aprendo la strada “a una lunga stagione di contenziosi”: così l’Aspes, l’Associazione Pubblicità Esterna, si prepara al confronto con la giunta comunale, sottolineando a matita blu “la mancata localizzazione degli impianti, l’imprecisione delle norme del piano e della cartografia a corredo, il sovrapporsi di norme di quattro regolamenti che tra di loro collidono (Cup, Pubblicità, Tosap, Edilizio) e il mancato parere preventivo della Soprintendenza”, fonte di sicure liti giudiziarie e di “paralisi del settore”.

L’asserita contraddittorietà e lacunosità dei regolamenti cui la delibera di giunta fa riferimento, è così spiegata nella nota dell’associazione: “Le procedure indette dall’amministrazione comunale si basano su un regolamento sul Cup (Canone unico patrimoniale) che risulta lacunoso e contraddittorio rispetto al regolamento sulla pubblicità e al regolamento Tosap dallo stesso richiamato che ai sensi della Legge 160/2019 dovevano essere abrogati. Norme regolamentari che lo scorso novembre sono state oggetto di impugnativa presentata da diverse imprese del settore”. In pratica, regnerebbe incertezza sugli oneri da pagare da parte dei concessionari e sul loro probabile forte aumento: “La procedura bandita non permette di chiarire se le imprese partecipanti oltre ai canoni dovranno pagare il Cup, i cui criteri di applicazione, che di fatto hanno determinato aumenti rilevanti, sono già stati oggetto di impugnativa da parte delle imprese”.

IN PILLOLE

  • I formati degli impianti previsti in gara non sono in linea con i moderni standard del settore e le norme che regolano la cosiddetta “pubblicità digitale” oltre a non essere chiare rischiano di trasformare la città in una nuova “Las Vegas”.
  • La previsione espressa del rinnovo di ulteriori cinque anni delle concessioni oggetto della gara è difforme rispetto a quanto stabilito nel regolamento che ha fissato la durata delle concessioni in cinque anni. Rinnovo che in quanto subordinato alla decisione dell’amministrazione comunale sottoporrà, ancora una volta, le imprese all’aleatorietà della politica che consentendo o meno il rinnovo quinquennale potrà determinare il successo dell’investimento o addirittura il loro fallimento.
  • La difficoltà interpretativa delle norme su cui si basa la procedura bandita non permette di chiarire se le imprese partecipanti oltre ai canoni dovranno pagare il CUP (Canone Unico Patrimoniale) i cui criteri di applicazione, che di fatto hanno determinato aumenti rilevanti, sono già stati oggetto di impugnativa da parte delle imprese.
  • Le norme di gara non chiariscono se il canone che dovranno corrispondere le imprese aggiudicatarie, potrà subire ulteriori aumenti del CUP che non hanno alcun limite normativo. Peraltro, mentre veniva diffuso il bando di gara, senza che alle imprese venisse comunicato nulla, veniva deliberato un aumento del CUP che in venti anni raggiungerà il 100% (Del. G.M. n° 309/2021) e non è chiaro se ciò influirà sui canoni che saranno stabiliti in gara”.

Una settimana fa, l’amministrazione guidata dal sindaco Leoluca Orlando aveva dato il via libera al bando di gara – data di celebrazione dietro l’angolo, fine gennaio – fissando le nuove regole: non più proroghe di gestione, ma una gara che dovrebbe portare nelle casse esangui del Comune alle prese con il fatale dilemma fra dissesto e pre-dissesto, risorse fresche per oltre cinque milioni di euro. Tuttavia, non è certo sulla correttezza delle garanzie date da una gara, in generale, che l’associazione dichiara di schierarsi. Ci vuole una gara – è la precisazione – che faccia chiarezza su regolamenti, oneri e spazi: “L’auspicio è che l’amministrazione in breve tempo provveda ad emendare il regolamento sul Cup, eliminando i conflitti presenti, evitando sprechi milionari e dando alle imprese delle regole certe che non consentano all’amministrazione aumenti discrezionali dei canoni. Ciò al fine di bandire una gara che contenga clausole di garanzia a tutela dell’attuale occupazione e porti ad una concessione di suolo pubblico per installazione di mezzi pubblicitari su siti ben individuati, con norme che non penalizzino la massima partecipazione delle imprese”.

Ultimo non ultimo, l’allarme occupazionale legato alla definizione dei lotti disponibili per ciascuna impresa concorrente. In pratica, sulle 14 macro aree nelle quali è diviso il territorio cittadino, ogni azienda potrebbe concorrere, a norma di delibera, per non più di tre lotti. E l’Aspes non ci sta: “In caso di aggiudicazione di pochi lotti si potrebbe addirittura assistere alla distruzione di una parte rilevante del comparto, alla cessazione dell’attività lavorativa di circa 300 persone ed alla perdita per l’amministrazione di diversi milioni di euro di canone, a fronte di un introito notevolmente inferiore e di una nuova attività modesta”.

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Da giornalista, non posso che essere orgoglioso della totale assenza di condizionamenti editoriali in questa testata, che sono onorato di dirigere.
Antonio Condorelli
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