PALERMO – La “Sicily in food” lavorava in regime di monopolio. Nessuno doveva ribellarsi al titolare, il boss di Passo di Rigano Tommaso Inzerillo, detto Tamì, che dall’ingrosso di generi alimentari con sede in via Castellana 81 stabiliva forniture e prezzi.
La sua vocazione imprenditoriale viene ripercorsa nella motivazione della sentenza con cui i giudici della Corte di appello lo hanno condannato a 16 anni di carcere. Gli affari andavano a gonfie vele a giudicare da un’intercettazione in cui si faceva riferimento a “sacchi pieni di soldi” nascosti chissà dove.
Inzerillo, uno degli scappati in America durante la guerra di mafia scatenata dai corleonesi di Riina, era rientrato da tempo in Sicilia. Ora è in carcere e ci resterà a lungo.
Giuseppe Spatola, genero di Inzerillo, faceva il giro dei commercianti. Patti chiari, amicizia lunga: “Le cose tu le devi prendere da me, non ti offendere, te lo sto dicendo ora e non te lo ripeto più, tu da me devi ordinare tutte cose da me“.
E chi si ribellava? “Lo faccio andare in depressione, ora, subito… mio suocero non vuole che li prende là e tu gli dici di portargli la mozzarella di omissis? Neanche ci devi passare più dalla strada”.
Gli bastava varcare la soglia dei negozi e i titolari si piegavano al suo volere: “Sono entrato gli ho detto: volete mozzarella… è venuto il responsabile quello tignuso… dice: ‘no, a posto, non ne vuole mozzarella non ne vuole… dice: ‘scusami, forse ha sbagliato, aspetta un secondo, dice: è morto… ‘scendetemi le mozzarelle’”.
Anche Gabriele Militello faceva pesare la mafiosità di Inzerillo per stabilire il prezzo di vendita del caffè: “Ora ci sediamo con quelli che ve lo do qua, diciamo fra di noi… e dobbiamo fare un prezzo uguale per tutti… tu vendi venti, tu vendi diciannove, un prezzo per tutti, poi se viene mio padre… e ci dobbiamo
levare un euro, quello è un altro discorso, sono cose personali, ma i clienti, che sono clienti.., un prezzo vale per tutti… ora appena arriva il caffè… vi dico i prezzi che lo dovete vendere, così evitiamo tutte cose”.
Inzerillo è stato condannato assieme ad altri imputati, le sue imprese sono finite sotto sequestro e lavorano in amministrazione giudiziaria. Il ritorno degli scappati passava dagli affari stoppati dalle indagini della squadra mobile.