PALERMO – “Chiuso per lavori”: un avviso passeggero nelle metropoli come nelle piccole cittadine, che invece nel centro di Palermo è parte integrante del disagio che non finisce più. I lavori sono quelli di completamento dell’anello ferroviario, opera interminabile affidata dal Comune di Palermo alla ditta catanese Tecnis, che tra intoppi passati e presenti non ha più ‘lasciato’ la città. Così, per i commercianti di via Amari, l’espressione “chiuso per lavori” assume un altro significato.
C’è chi è rimasto senza spazio, chi non ha più la visibilità di una volta e chi è diventato praticamente invisibile. Con i pochi coraggiosi che si avventurano all’ombra dell’enorme trivella, i titolari dei negozi comunicano per cartelli esposti; c’è addirittura chi si scusa per i disagi dei lavori e per ‘sdebitarsi’ annuncia sconti su tutta la merce. Ma c’è anche chi non regge il compromesso, e con via Amari taglia i ponti. Come Francesco Raffa, titolare di un negozio-laboratorio di ceramiche, divenuto un riferimento per residenti e commercianti della zona in qualità di presidente dell’associazione ‘Amari Cantieri’ che raccoglie la protesta di quanti si sentono danneggiati. “Ho lavorato in via Amari dal 1994 a pochi giorni fa – dice – ma ormai la situazione è invivibile, via Amari è morta. Siamo passati da un trend sempre positivo fino al 2014, a un calo di incassi continuo. A questo si aggiunge un canone di affitto che per esempio nel mio caso non è stato ridotto, e così ci stiamo spostando in un nuovo laboratorio in un’altra zona, dopo tutti questi anni”.
“Che anello ferroviario: tre stazioni bellissime, completate puntualmente nei 1095 giorni previsti, merito di Leoluca Orlando… Se così non fosse stato, avremmo parlato dei demeriti di Diego Cammarata, che nel 2009 stipulò il primo contratto…”. Raffa ironizza ma è polemico: a suo dire, la situazione del cantiere è degenerata nella piena consapevolezza dei protagonisti.
“La storia è semplice – spiega –. Tecnis avrebbe avuto bisogno di fare un cantiere in tutta via Amari, per operare al meglio; invece nel 2014 il Comune di Palermo ha optato per la parzializzazione, cioè ‘spezzettare’ i lavori in vari punti della strada, non concedendola per intero. Questa variazione del contratto d’appalto – continua Raffa – ha permesso a Tecnis di poter avvalersi di una riserva: l’azienda dice di non aver mai accettato la variazione, e che i ritardi dei lavori sono dovuti a questa parzializzazione che non le ha permesso di lavorare al meglio”.
Raffa vuole vederci chiaro: “Su interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle, il precedente Ministero delle Infrastrutture di Graziano Delrio aveva fatto sapere che grosso modo il 20% della colpa del ritardo era di Tecnis, mentre l’80% da dividere tra il Comune e l’Autorità portuale, che nel suo perimetro contiene una parte dell’opera”. La situazione si è complicata con il passaggio del colosso catanese in amministrazione giudiziaria, fino al recente allarme di blocco dei lavori, poi rientrato.
“Come Amari Cantieri ho intentato un’azione legale contro il Comune, per il risarcimento di tutti questi danni, e insieme a me può farlo anche chi ha pagato il prezzo più alto chiudendo i battenti”. Raffa si riferisce a 20 attività di via Amari, tra autolavaggi, agenzie di viaggi, ristoranti e altri.
Interpellato sulla questione, il Comune di Palermo ha scelto di non replicare. La linea rimane quella adottata nei giorni scorsi in occasione del paventato stop ai lavori. “Tutto questo è inaccettabile – aveva commentato il sindaco Leoluca Orlando – e non è più possibile che questa opera, che è certamente utile ed importante per la mobilità a Palermo, continui a restare una eterna incompiuta. Anche se è nata male sotto la giunta Cammarata, non possiamo lasciare che finisca male. Mi auguro che il ministro Di Maio si muova, quantomeno per rispettare quanto promesso dai suoi rappresentanti locali circa il fatto che il Movimento 5 Stelle una volta al Governo nazionale avrebbe accelerato i cantieri più importanti per la nostra città”.