PALERMO – È una storia intricata di notizie su indagini spifferate nonostante dovessero restare segrete. Di uomini in divisa e altri che si muoverebbero sotto copertura per conto dei servizi segreti. Di incontri a Palermo e a Roma. Al centro ci sarebbe lui, Totò Cuffaro, diventato guardingo e diffidente. Soprattutto temeva l’utilizzo del cellulare.
Le “paure” di Cuffaro
Mauro Marchese, napoletano di 65 anni, rappresentante legale Dussmann service srl, colosso nel settore delle pulizie ospedaliere, incontrò Cuffaro e iniziò a parlare: “Adesso abbiamo partecipato anche ad una gara interessante… sull’Asp di Siracusa”. È uno degli appalti su cui indaga la Procura della Repubblica di Palermo.
Il suo interlocutore, Cuffaro, con il quale condivide la richiesta, sub iudice, di arresti domiciliari, lo interruppe bruscamente. Basta parlare. “No, io non ce l’ho”, rispondeva Marchese. Gli investigatori sono convinti che il timore fosse legato alla presenza di uno spyware, un virus per le intercettazioni telefoniche.
“Parlo assai al telefono?”
Non c’è solo l’incontro con il tenente colonnello Stefano Palminteri, indagato ma senza rischiare la misura cautelare, che lo avrebbe messo in guardia sull’esistenza di indagini. Spunta anche la figura di Filippo Paradiso. È lo stesso Cuffaro a raccontare di averlo incontrato a Roma e di essere stato rimproverato: “… questo io lo chiamo… il martedì pomeriggio qua… il mercoledì arrivo a Roma e mi dice ti vuole parlare Filippo Paradiso… dice ‘ma tu parli assai al telefono’, come parlo assai al telefono? Perché che ho fatto?’’.

“Ti hanno ascoltato”
A Cuffaro che aveva chiesto spiegazioni Paradiso rispose che il giorno precedente aveva parlato “di Prefettura, di scuole da chiudere, di scuole aperte… capisci bene che ti hanno ascoltato”. In realtà Paradiso sapeva che avevano ascoltato un alto burocrate regionale, imparentato con un magistrato. Quella conversazione Cuffaro l’aveva intrattenuta davvero.
Il 19 marzo 2024 c’è stata una cena romana, al ristorante “Al Ceppo” C’erano Cuffaro e Paradiso. E c’erano pure i carabinieri del Ros seduti ai tavoli, mimetizzati fra i clienti. Su altri commensali sono in corso degli approfondimenti. Paradiso è un ex poliziotto, arrestato nell’ambito dell’inchiesta su Piero Amara, avvocato siracusano al centro di diversi scandali e inchieste
Anche una terza persona, Domenico Renato Di Carlo, avrebbe scoperto e avvisato Cuffaro che era indagato assieme a Saverio Romano. Glielo disse ad un incontro a Palermo. Dopo i saluti iniziali e prima di entrare nel vivo della conversazione, Di Carlo diceva: “… lo metto… modalità aerea… no… no ma… “. “No mettilo la dentro… modalità non serve a niente… là… là lo puoi mettere…”, suggerì Cuffaro mentre apriva la porta di una stanza. Stavano parlando del cellulare.
Il politico faceva riferimento a un “messaggio di Saverio” (verosimilmente identificabile in Saverio Romano, annotano i carabinieri) che Cuffaro aveva colto “nel suo significato di prudenza” e dal quale era scaturita l’idea di contattare Di Carlo. Tutto vero, l’inchiesta c’era a Di Carlo l’aveva appresa casualmente.
Cuffaro disse: “Me ne sto in Burundi”
“Io, siccome la mia unica preoccupazione è mia figlia comunque francamente… ho detto devo chiedere a Mimmo… se le cose si sono calmate…”, diceva Cuffaro riferendosi alla figlia divenuta magistrato. “No, io ne conosco gente alla Dia sta attento ma non ci penso neanche ad andare chiedere informazioni… manco sparato…”, aggiungeva.
Cuffaro aveva ricevuto un’altra notizia riservata, che riguardava l’assessorato regionale alla Famiglia: “Io l’unica cosa… ma è contemporanea a quando me l’hai fatta sapere tu… che ci fu qualcuno che mi disse… evita di andare all’assessorato alla Famiglia… che ci sono… telecamere… e non ci sono andato più… però… non so se era rivolta a me… o a Vito Raso o agli altri… non lo sappiamo… la prima cosa che ho fatto… ho approfittato che c’era una manifestazione politica… non l’ho chiamato io a Saverio… ho approfittato della manifestazione politica e sono andato a trovarlo a Mondello…”.
E aggiungeva che il colonnello “mi ha detto li abbiamo messi… perché siamo preoccupati sulla vicenda Pip… quindi mi… mi hanno spiegato perché capito… e infatti mi hanno detto… gli ho detto… ma li avete messe nella stanza dell’assessore… dice che siete coglioni…”.
Prima di salutarsi Cuffaro rinnovava a Di Carlo la richiesta di verificare se l’attenzione nei confronti suoi e di Saverio si fosse “smorzata”. In caso contrario “… dice no si è alzata… e allora io sai che faccio… invece di starci dieci giorni in Burundi… ci sto tre mesi… (batte le mani, ndr.)… non so se ho reso l’idea…”.
A luglio 2024 Cuffaro parlava a casa sua con Raso: “Viene il colonnello dei carabinieri amico mio e mi dice “guarda… c’è… parte da tre quattro cose… Cuffaro, Raso, te l’avevo detto”. D’altro canto era lo stesso Raso a raccontare che una volta la presenza di alcune persone ll’interno di un bar lo aveva insospettito: “E poi troviamo quel signore, tu arrivi al bar… io e tu siamo al bar e c’è quel signore”.
Serviva cautela in caso di eventuali perquisizioni: “… una cosa è la stanza di Rosa e una cosa sei tu, non è che si possono mettere a guardare dappertutto… va beh… per gli altri ce ne fottiamo… che non abbiamo fatto nulla… hai fatto cose con Cocina (Salvatore Cocina, capo della Protezione civile sicilianoa ndr) ultimamente tu?… zero… zero”.
Poi una indicazione precisa a Raso, suo fidato collaboratore e oggi nella segreteria particolare dell’assessore regionale alla famiglia Nuccia Albano: “Prendi una carpetta… e ce la fai tenere… e te la devi tenere in una stanza diversa… se quando ti serve te la vai a prendere. Senti a me… tu non è che gli devi dare confidenza agli altri”. Una carpetta per conservate qualcosa a cui tenevano particolarmente.
Come precisa fu un’altra indicazione dello scorso ottobre. Chiese a una persona di fiducia un controllo speciale sulla macchina: “Sportelli, minchiate, cose, controlla tutto”. Aveva paura delle microspie?
Il legale di Paradiso: “Nessuna informazione coperta da segreto è stata divulgata”
“Nessuna informazione coperta dal segreto investigativo è mai stata divulgata dal mio assistito Filippo Paradiso, peraltro impossibilitato ad avere conoscenza di notizie di tale natura. Definire ‘talpa’ un ex appartenete alla polizia di Stato rappresenta una lesione alla sua immagine e alla dignità della divisa che ha indossato”. Lo dice l’avvocato Gianluca Tognozzi, legale di Filippo Paradiso, il cui nome spunta nell’inchiesta sull’ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro.
“Inoltre, il mio assistito, che è stato in polizia fino al 2021, – conclude il legale – non è mai stato nei ruoli della Presidenza del Consiglio”.

