"Edilizia palermitana in crisi | Ma ci sono i margini per risalire" - Live Sicilia

“Edilizia palermitana in crisi | Ma ci sono i margini per risalire”

Foto d'archivio

I dati della Cassa edile fotografano lo stato di salute dell'edilizia in città e in provincia

PALERMO – L’edilizia nel Palermitano non vive i fasti di una volta, ma è comunque un elemento di traino dell’economia: il trend dell’ultimo anno è negativo, ma il comparto rimane comunque propositivo a ricevere nuove spinte e punta molto su nuovi grandi opere che possono tenere a galla il settore. A fotografare lo stato di salute del comparto delle costruzioni di Palermo e provincia sono Giuseppe Puccio (Ance) e Francesco Danese (Filca -Cisl), presidente e vicepresidente della Cepima, la Cassa edile palermitana che vede lavorare gomito a gomito rappresentanti delle imprese e quelli dei lavoratori. Dall’ente bilaterale di via Borremans passano i contributi di operai e imprese edili, un ruolo centrale che fa della Cepima il primo strumento per saggiare la ‘temperatura’ del settore.

“Il primo dato che salta all’occhio riguarda la massa salariale – spiega il presidente Giuseppe Puccio, espressione dell’Ance – cioè l’insieme delle dichiarazioni dei redditi di tutti gli operai: prima della crisi raggiungeva circa i 200 milioni di euro, ora siamo a circa 80 milioni. Il trend dell’ultimo anno è stato ancora negativo, con un continuo abbassamento graduale, tenuto a galla da grosse opere come il raddoppio ferroviario o la metropolitana di Palermo”. Un quadro non ottimale, ma che le stime per i prossimi anni permetterebbero di tenere sotto controllo. Puccio spiega che “se si apre uno dei prossimi cantieri in appalto come quello della costruzione del Ri.MED, il mega polo ospedaliero che sorgerà a Carini, si dovrebbe viaggiare sui numeri attuali”.

“Il punto però – continua Puccio – è che i problemi del settore non riguardano solo i volumi ma anche la qualità: anche se da un punto di vista numerico è difficile quantificarli, elusione e lavoro nero stanno crescendo”. Un fenomeno che la Cassa edile di Palermo sta tentando di contenere attraverso un monitoraggio più stringente dei cantieri, “anche se la normativa nazionale non aiuta – ammette Puccio –. Paradossalmente ci possono essere imprese coi documenti sui contributi regolari ma con tantissima maestranza in nero, non dichiarata completamente. Questo perché la normativa non contempla la congruità: se un’opera va realizzata con cinquanta unità, non se ne possono dichiarare cinque. Ma dato che non c’è un numero minimo previsto dallo strumento di controllo, è possibile farlo”.

Le leggi non sarebbero l’unico aspetto nazionale controproducente per le imprese edili: “Mi svincolo per un attimo dal ruolo di presidente – precisa Puccio – per parlare solo a titolo di imprenditore, basandomi sulla mia esperienza diretta e quotidiana in azienda: per noi il colpo di grazia è arrivato col reddito di cittadinanza. I cantieri sono mobili e occasionali per natura, e questa misura fa sì che i lavori della durata due o tre mesi vengano rifiutati dagli operai che preferiscono percepire il sussidio piuttosto che lavorare”.

Un quadro non ottimale, che però la Cepima ha intenzione di migliorare. Anche dal punto di vista degli operai, come spiega il vicepresidente Danese che invece rappresenta all’interno del governo della Cepima il mondo sindacale e dei lavoratori: “La Cassa edile è un ente bilaterale che presta servizi da entrambe le parti con un rapporto di mutualità; fra questi ovviamente ci sono quelli sanitari, che per noi hanno una valenza fondamentale perché si tratta pur sempre di reddito anche se non economico. In pratica sono risparmi. È il motivo per cui per esempio a livello nazionale è stato costituito il fondo Sanedil (non ancora attivo, ndr), che garantirà prestazioni sanitarie e sociosanitarie ai lavoratori dell’edilizia in tutta Italia”.

Quanto alla tendenza negativa evidenziata dai dati della massa salari, “va detto che la cassa è in buono stato di salute – aggiunge il vicepresidente – ma dato che non fa altro che raccogliere i versamenti obbligatori dei contributi, che sono sinonimo del lavoro sviluppato, è chiaro che anche la cassa ha subito un calo proprio come le imprese e i lavoratori. Per mantenere alta l’asticella non contiamo solo su opere nuove come il Ri.MED, ma anche sulle opere già note di cui si parla da tempo come il raddoppio ferroviario Ogliastrillo-Castelbuono, opera da 500 milioni che conta ancora pochi dipendenti ma a pieno regime farà la differenza”.

Così come, secondo Danese potrebbe fare la differenza anche un nuovo modo di interpretare il settore dell’edilizia: “Come comitato di presidenza vogliamo dare un ruolo sociale alla cassa – dice – aprendola maggiormente alla città. Chi è del settore sa di cosa si tratta ma il cittadino comune no, eppure è una realtà che incide sulla società: è la cassa a erogare i Durc (Documento unico di regolarità contributiva, ndr) a fronte dei contributi correttamente versati, che sono obbligatori, ed è sempre la cassa a far parte di un sistema bilaterale che prevede anche la formazione degli edili e si occupa di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Stiamo valutando varie alternative per avvicinare il cittadino fra cui l’istituzione di un Osservatorio permanente dell’edilizia che produca una ‘radiografia’ dello stato dell’arte dei vari lavori, incrociando tutti i dati ufficiali in nostro possesso”.


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