PALERMO – C’è una parola che gli indagati ripetono spesso. Ed è “formazione”. Nelle intercettazioni dell’inchiesta che ha già scosso la sanità siciliana si intravede un nuovo possibile scenario. Finora sarebbe emerso un sistema di clientele e concorsi pilotati nell’ambito del piano sanitario nazionale. Piccoli e grandi favori scoperti a Catania, ma la cui genesi sarebbe rintracciabile a Palermo, dove lavorava Filippo Di Piazza, segretario alla presidenza dell’Ordine dei medici.
“… ci tengo che continui poi la formazione tra enti… perché tra enti deve continuare la cosa…”, diceva Di Piazza parlando con Ezio Campagna, dentista di professione ed ex vicepresidente dell’Ordine catanese. Quest’ultimo spiegava al suo interlocutore: “Ma noi il progetto lo sappiamo qual è. Quindi… quello… regionale. Quindi noi dobbiamo esserci bene dentro”.
Non sono i soli ad avere pronunciato la parola chiave. Lo ha fatto anche Aldo Missale, ex funzionario dell’Università di Catania divenuto direttore amministrativo dell’Ordine dei medici con un incarico da 100mila euro l’anno. Gli avrebbero fatto “il favore della vita”, cucendogli addosso l’incarico.
“Ora siccome stiamo facendo transitare attività di tipo, tra virgolette, imprenditoriale sulla formazione a pagamento soprattutto – diceva Missale – non è una formazione rivolta agli iscritti, è formazione a pagamento all’esterno perché si apre un canale”.
Gli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri siciliani negli ultimi anni hanno esternalizzato la gestione dei corsi per l’aggiornamento e il perfezionamento tecnico-scientifico degli iscritti. Si diede vita a una Fondazione apposita che affiancasse, o forse addirittura andasse oltre, i due colossi del settore: il Cefpas (ente di diritto pubblico costituito con una legge regionale) e il Centro di formazione sanitaria. La formazione muove milioni di euro.
In un altro passaggio intercettato Campagna chiedeva: “La formazione non ce li posso scippare cinquemila euro là?”. Missale rispondeva: “… cinque e cinque… questo lo puoi fare anche perché tanto la formazione è nella disponibilità dei palermitani…”.
Quello sulla formazione sanitaria è un tema che nette al centro Palermo dove spiccava la figura di Di Piazza, segretario dell’ordine guidato da Toti Amato. C’era chi voleva replicare nella città etnea il modello già sperimentato nel capoluogo siciliano. Eloquenti le parole intercettate di Campagna: “… ma loro (riferito a Palermo ndr) hanno un giro enorme… perché loro si distribuiscono tutti i coordinamenti e tutte le cose”. Di quale giro stava parlando? C’è un passaggio in cui “Di Piazza garantiva la propria disponibilità ad utilizzare la discrezionalità di cui poteva disporre per accontentare Campagna”. Gli diceva: “… di questi corsi privati… noi posiamo fare quello che vogliamo…”.
Gli ordini di Palermo e Catania per un periodo hanno lavorato a specchio. C’è stato un momento in cui di Di Piazza è stato direttore amministrativo a Palermo, dirigente della Fondazione e direttore generale del Cfss sotto la presidenza Amato. Un ente pubblico non economico – l’Ordine – che organizza corsi di formazione a pagamento attraverso enti di diritto privato a totale partecipazione pubblica. Tutto legittimo, s’intende. Al momento l’inchiesta della Procura catanese si è concentrata sui progetti del Psn, ma ci sono ancora tanti omissis piazzati per non scoprire le carte.