Il centro voluto da Pino Puglisi deve pagare la Tari, ma dimezzata

Il centro creato da Pino Puglisi deve pagare la Tari, ma dimezzata

Il Centro Padre Nostro di Brancaccio
Braccio di ferro fra il Comune e il Centro Padre Nostro

PALERMO – Il Centro Padre Nostro deve pagare la Tari, ma la tassa sui rifiuti va calcolata sulla metà dei metri quadrati previsti dal Comune. La Commissione tributaria di secondo grado accoglie parzialmente il ricorso del Centro che da anni opera a Brancaccio mantenendo vivo l’impegno del suo fondatore, il beato Pino Puglisi ucciso dalla mafia.

Il braccio di ferro va avanti da tempo. Da una parte Palazzo delle Aquile e dall’altra il centro guidato da Maurizio Artale con sede in via san Ciro rappresentato dallo studio legale e tributario Maraventano. Motivo del contendere l’Imu su alcuni immobili che il Centro sostiene di non avere più e la Tari sull’auditorium “Di Matteo”.

“Nessuna corsia preferenziale”

“Noi non abbiamo mai chiesto corsie preferenziali – aveva detto Artale – ma facciamo notare che le nostre Pec risalgono a sette anni fa e non abbiamo ancora ricevuto riscontro. Inoltre siamo stati costretti a pagare imposte non dovute che in sette anni ammontano a 25 mila euro, sino a quando dovremo avere pazienza?”.

In primo grado la Commissione tributaria aveva dato torto al Centro per quanto riguarda la Tari del 2019. Doveva essere pagata su una superficie di mille metri quadrati. Artale ha fatto ricorso, sostenendo che l’immobile che ospita il Centro nel 2019 non era “detenuto o posseduti dall’ente, ma solo utilizzato in via non esclusiva in virtù di apposita concessione”.

Chi gestisce i locali?

Vero è che l’immobile ha ospitato altre attività, ma il Centro lo avrebbe di fatto gestito per conto del Comune, utilizzandolo direttamente per attività di carattere sociale e indirettamente, facendo da intermediario tra il Comune di Palermo e chi ne ha fatto richiesta di utilizzo. In particolare ci si concentra sull’auditorium concesso ad una sfilza di enti: dalla parrocchia San Gaetano all’Iti Volta”, dall’istituto comprensivo Di Vittorio al liceo scientifico Basile, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria al Sert.

Tarì sì, ma dimezzata

Di diverso avviso l’amministrazione cittadina: “In nessuna parte del disciplinare si legge che l’attività, senza fini di lucro e rivolta alle fasce svantaggiate del quartiere Brancaccio, verrà svolta dal Centro in nome e per conto del Comune oppure su sua richiesta o incarico. Sul punto il ricorso del Centro Padre Nostro è stato respinto. La commissione tributaria, però, lo ha accolto sull’errato calcolo della Tari: la tassa sarà pagata su 500 metri quadrati e non più su mille.

“Eravamo certi che prima o poi qualcuno si sarebbe letto gli atti. Anche se ci hanno dato ragione a metà siamo contenti lo stesso perché in qualche modo si ristabilisce la verità dei fatti e non delle supposizioni – così Artale commenta la decisione – Ci dispiace comunque che ogni volta siamo costretti per dimostrare le nostre ragioni dobbiamo adire per le vie legali con uno spreco di tempo, energie ed esborsi economici che togliamo ai poveri che si rivolgono al Centro. E’ da trenta anni che operiamo per Brancaccio e per questa città e che il Comune ci percepisce come controparte e non come risorsa”.


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