PALERMO- Certo non si può dire che Daniela Faraoni, neo assessora regionale, non si sia occupata di sanità. Per i suoi sostenitori è un titolo di merito. I suoi detrattori, c’è da giurarci, la penseranno in maniera diversa. La sua lunga esperienza nel settore ne fa una pedina del sistema sanità. E la parola “sistema” viene usata, spesso, nella sua accezione negativa, visti gli scandali e le inefficienze che lo caratterizzano.
Sessantacinque anni, laureata in Giurisprudenza a Urbino, Faraoni inizia la sua carriera nel 1990 vincendo il concorso all’Usl (allora si chiamavano così, non esistevano ancora le Asp) come amministrativo.
Poi un crescendo: dirigente amministrativo all’azienda sanitaria provinciale di Agrigento, direttore amministrativo all’Asp di Catania e Caltanissetta (contestualmente all’incarico nisseno ne svolgeva uno analogo all’ospedale Villa Sofia di Palermo), infine dal 2019 a Palermo, prima commissario straordinario e poi manager dell’Asp.
Sanità e politica
Se si parla di sanità, ci si mette di mezzo la politica che sceglie chi deve guidare la macchina. Faraoni è da sempre considerata vicinissima a Gianfranco Micciché (che naturalmente ha sempre smentito), poi sarebbe passata sotto l’ala del leghista Luca Sammartino e infine considerata vicina al governatore Renato Schifani.
Il figlio di Faraoni, Leonardo Burgio, sindaco di Serradifalco, lo scorso novembre è stato nominato commissario della Lega in provincia di Caltanissetta. Qualche mese prima lo stesso Burgio è stato assolto assieme al deputato regionale di Forza Italia Riccardo Gennuso e al padre Giuseppe. Erano imputati per estorsione ai danni dei lavoratori del bingo che i Gennuso gestiscono a Palermo. Per Burgio, che era socio nella vecchia gestione, è andata prescritta l’ipotesi di truffa.
Sei mesi fa quando venne confermata alla guida dell’Asp palermitana prese quota la sua vicinanza con il forzista Edy Tamajo, senza mai venire meno il gradimento di Sammartino. I due, Sammartino e Faraoni, hanno condiviso una parentesi giudiziaria che un anno fa si è chiusa in maniera a loro favorevole.
Le vicende di cronaca
ll gip di Catania, accogliendo la richiesta della stessa Procura, archiviò un’inchiesta per concorso in corruzione. Il fascicolo fu aperto dopo l’esposto di un imprenditore che denunciò il fratello per i presunti rapporti con il deputato regionale Luca Sammartino. Ipotizzava che fra i due ci fosse un accordo che prevedeva assunzioni in cambio di affidamenti diretti alla società.
Daniela Faraoni finì sotto inchiesta perché, quando era direttore amministrativo dell’Asp Catania, aveva sottoscritto la delibera al centro dell’indagine che si è conclusa con un nulla di fatto. Stessa sorte ebbe la verifica amministrativa su un concorso per psicologi all’Asp di Palermo.
A indire la procedura era stato il commissario Faraoni che si era dichiarata, però, “incompatibile” delegando il suo vice alla nomina del presidente e della segretaria della commissione esaminatrice. In lizza c’era, infatti, uno stretto parente della manager. I sindacati tuonarono. “Tutto regolare, accuse infamanti”, replicò con fermezza Faraoni.
In passato qualcuno sussurrò il suo nome anche come possibile candidato alla presidenza della Regione. Di sicuro fu in lizza per l’incarico che prende oggi di assessora regionale alla Sanità. A lei si pensò prima che venisse scelta Giovanna Volo. La staffetta oggi, dunque, non sorprende.