PALERMO – Il passaporto? “Niente da fare, lei deve ancora scontare una condanna definitiva”. Così si è sentito rispondere in questura uomo di 35 anni si è sentito dire in questura. Erano trascorsi sette anni dal verdetto emesso nel 2015. Credeva che la vicenda fosse chiusa. Ed invece il passato lo ha inseguito fino a ieri.
La parentesi si è chiusa definitivamente, ma c’è voluto un incidente di esecuzione proposto dall’avvocato della difesa Giuseppe Avarello.
L’imputato aveva vent’anni quando decise di patteggiare una pena per guida in stato di ebbrezza: due mesi di arresto e 600 euro di ammenda, convertita con lavori di pubblica utilità da effettuarsi presso l’assessorato regionale al Lavoro e politiche sociali.
Nessuno, nemmeno la Regione, lo ha mai contattato. Se n’è ricordato di fronte al diniego per il rinnovo del passaporto. Ha rischiato di perdere il lavoro, visto che il documento gli serve per affari.
L’avvocato Avarello ha presentato un incidente di esecuzione, spiegando che la pena era prescritta. La sentenza non era stata eseguita per la lentezza della macchina burocratica. La Procura ha sostenuto che dovesse essere l’uomo a presentarsi alla Regione. “Non funziona così”, ha replicato il legale che ha avuto ragione.