Fin qui abbiamo conosciuto due Eugenio Corini. Uno era il capitano rosanero dall’animo fiammeggiante che, dopo un memorabile rigore segnato al Catania, divorò tutto il campo, di corsa, per andare ad abbracciare, nella porta opposta, il portiere Agliardi, incappato in una tremendissima ‘papera’ poco prima.
Corini uno e due
Due è il tecnico flemmatico e compassato che legge ogni partita con le chiavi di un ottimismo, a volte, forzato. Sezionando e passando al Var le dichiarazioni del post, non c’è mai stato un grido esacerbato, una vibrazione di rabbia, un soprassalto di critica. Corini si è mantenuto nella parte in commedia di affermazioni basiche, aziendaliste e neutre che lo hanno situato, in alcuni sguardi, sotto la luce dell’irresolutezza.
Può essere un piccolo o grande problema in un contesto abituato ai proclami roboanti, spesso non supportati da una strategia, per un popolo che, ad ogni livello, vuole il suo capopopolo, la sua bandiera, la sua retorica. Dal sindaco, all’allenatore, al politico purchessia, Palermo ama i condottieri. Desidera ricevere rassicurazioni sulla circostanza che esista un sogno a portata di mano. E non perché debba per forza avverarsi, ma perché possa essere sognato.
Ma una parte della tifoseria…
Una persona seria come Eugenio Corini è una garanzia. Ma non ci sarebbe niente di male – anzi, si risolverebbe in un vantaggio per tutti – se, accanto all’allenatore che ha scelto la cautela dialettica come strada maestra, fiammeggiasse, ogni tanto, il profilo del capitano coraggioso. Non per illudere, ma per riprendere il filo di una narrazione popolare di cui c’è bisogno, quando cominciano le storie del pallone.
Crediamo di poterlo scrivere senza smentite: è stata, soprattutto, l’assenza di una posa più robusta a creare qualche incomprensione con una parte della tifoseria che ha imputato a Corini, in più di una occasione, la mancanza di ardore sportivo e tattico. Come se l’uno – il capociurma arrembante di un tempo – e il due – il tecnico formale e guardingo – messi accanto creassero un cortocircuito emotivo.
Un calcio all’algoritmo
Le buone premesse sembrano, comunque, esserci, nella nettezza con cui l’impegno per l’ascesa in serie A è stato annunciato come obiettivo, dallo stesso Corini, che potrebbe stupirci grazie alla versione numero tre, nel campionato rosanero che, oggi, ha inizio.
Ogni epoca ha la sua fisionomia. Questo nuovo Palermo che intende lottare per la promozione si muove con una natura globale, più sfumata, non assimilabile alle sue edizioni storiche. Ed è fatale che sia così, nel mercato totale delle multinazionali, degli sceicchi, degli influencer e degli ‘esperti’. Per fortuna, il calcio, con le sue acrobazie imprevedibili, rimarrà eternamente insensato e in grado di contraddire la signoria dell’algoritmo. Ribelle e spontaneo come una corsa un po’ folle, da una porta all’altra, dopo un gol su calcio di rigore.