Palermo, crisi: i partiti chiedono la verifica di maggioranza a Lagalla

Palermo, è crisi: i partiti chiedono una verifica di maggioranza a Lagalla

Il sindaco blinda i renziani e minaccia le dimissioni

PALERMO – La lettera è arrivata questa mattina, proprio mentre il sindaco Roberto Lagalla stava incontrando i consiglieri di centrodestra per blindare i renziani dopo lo scontro con Renato Schifani. Una nota firmata dai segretari regionali di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Nuova Dc e Lega con cui la coalizione chiede compattamente al primo cittadino una verifica di maggioranza.

La crisi

E’ ormai aperta crisi al comune di Palermo, dove da qualche giorno si sta consumando uno scontro aperto sulla presenza di Italia Viva nella coalizione a sostegno del sindaco: gli attacchi del capogruppo alla Camera Davide Faraone al governo regionale hanno lasciato il segno e provocato un effetto a catena.

Prima è stata solo Forza Italia, poi a ruota gli altri partiti: in coro hanno chiesto di mettere alla porta l’assessore ai Lavori pubblici, Totò Orlando, aprendo di fatto una partita sul rimpasto in cui ognuno ha qualche pedina da muovere o sostituire.

Non che un’eventuale poltrona vuota cambierebbe gli equilibri visto che rimarrebbe comunque in quota del sindaco, ma tanto è bastato per guastare quel clima di serenità che sembrava ormai regnare fra Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans.

Lagalla tiene il punto

L’ex rettore finora ha tenuto il punto e non sembra intenzionato a cedere su Totò Orlando e i renziani. Ai giornalisti che in questi giorni lo hanno interpellato ha risposto in modo pacato ma deciso, ribadendo la linea: Iv non è presente né in giunta, né in consiglio comunale e gli uomini vicini a Faraone sono stati eletti e indicati nell’ambito della lista civica del sindaco “Lavoriamo per Palermo”. Un escamotage che nel 2022 tutti avevano accettato ma che adesso Schifani ha messo in discussione.

Mozione rimandata

Lagalla questa mattina ha incontrato tutti i consiglieri di maggioranza: all’ordine del giorno la mozione sulle coppie omogenitoriali. La riunione, voluta da Fratelli d’Italia, è stata una buona scusa per far saltare la seduta (per l’ennesima volta) e rimandare la discussione su un tema che divide il centrodestra.

Il sindaco si è schierato sul fronte del sì insieme al suo gruppo ma ha anche lasciato libertà di coscienza: il tema è prettamente consiliare. Per il no sono Lega e Fratelli d’Italia, oltre a qualche consigliere Dc. Se ne riparlerà nei prossimi giorni, dal momento che la discussione generale è ancora aperta, con la proposta di mediazione offerta dai meloniani: prima i contratti di servizio delle aziende e i debiti fuori bilancio, poi la mozione.

La minaccia di dimissioni

L’occasione però è servita al sindaco anche per una difesa a spada tratta dei renziani, dai toni molto più duri di quelli usati in pubblico, arrivando persino a minacciare le dimissioni. Una provocazione, più che una reale intenzione, ma sufficiente a far percepire il clima di tensione che si respira.

Il ragionamento è stato semplice: finora la maggioranza si è mostrata compatta e fedele alla coalizione e al programma di governo, non è cambiato nulla. E se qualcuno pensa che in maggioranza ci siano esponenti di Italia Viva “camuffati”, deve prima dimostrarlo.

La difesa dei renziani

L’ex rettore non avrebbe alcuna intenzione di farsi imbrigliare o imporre decisioni calate dall’alto, specie se riguardano partite nazionali e regionali che nulla hanno a che fare con Palermo. Una blindatura in piena regola di Totò Orlando che, avrebbe sottolineato Lagalla, dovrà gestire con i suoi uffici quasi la metà di tutto l’avanzo di amministrazione. Impossibile, quindi, privarsene ora, specie dopo i successi ottenuti sul cimitero e sulle opere pubbliche.

Un discorso accorato e deciso in cui il sindaco non avrebbe lasciato nulla di intentato, rispedendo al mittente anche le polemiche di qualche consigliere (definite di “cattivo gusto”) sul rinnovo del contratto a Valentina Falletta, responsabile organizzativo di Iv e candidata con “Stati Uniti d’Europa” alle ultime Europee.

La nota dei partiti

I gruppi politici presenti all’incontro non si sono scomposti, rifiutando un comunicato unitario (che li avrebbe messi in difficoltà) e rimandando tutto a un confronto con i segretari, che nel frattempo avevano vergato la nota per una verifica di maggioranza. Le firme sono quelle di Marcello Caruso per Forza Italia (che domani alle 15 incontrerà i consiglieri azzurri), Nino Germanà per la Lega, Stefano Cirillo per la Dc (il cui partito oggi ha attaccato frontalmente il presidente del consiglio, il forzista Giulio Tantillo) e Giampiero Cannella per Fdi.

Una posizione scomoda, quella di Cannella, che oltre a essere coordinatore regionale del suo partito è anche vicesindaco e appena domenica scorsa aveva negato la presenza di Iv in maggioranza o in giunta.

“Ti chiediamo una non più rinviabile verifica politica che possa ridare coerenza alla nostra azione amministrativa e certezze ai nostri elettori”, si legge nella lettera. “Ti rinnoviamo il sostegno e la nostra collaborazione – continuano -. Tuttavia, alla luce del mutato quadro politico che vede oggi una componente rappresentata all’interno della giunta comunale assumere posizioni in conflitto sia con l’attuale compagine di centrodestra che ti ha supportato alle elezioni, sia con il governo regionale che con quello nazionale”, si chiede una verifica politica “non più rinviabile”.

Il rimpasto

Il sindaco non risponderà alla lettera, o almeno non subito, ma ai consiglieri ha anticipato che il “tagliando” annunciato per fine anno (quindi nessuna anticipazione) non riguarderà singole questioni ma tutto il pacchetto, ossia giunta, presidenze di commissione e sottogoverno.

Un rimpasto in piena regola che avrà anche l’effetto non solo di allungare i tempi per trovare la quadra, ma anche di spostare il baricentro della discussione: dentro i partiti c’è molta voglia di cambiare pedine, visto che in due anni e mezzo gli equilibri interni sono cambiati, ed è prevedibile che un rimescolamento di nomi e deleghe finirà col creare qualche tensione in casa degli alleati.


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