Palermo, il cliente all'Ars e la droga, Di Ferro: "Sono dispiaciuto"

Il segretario che lavora all’Ars e la droga, Di Ferro: “Io dispiaciuto”

Cosa hanno detto lo chef e il cliente della cocaina dopo essere stati fermati

PALERMO – Il cliente della droga ha confermato tutto. Non poteva negare visto che i poliziotti lo hanno fermato poco dopo avere comprato la droga da Mario Di Ferro. Anche lo chef ha ammesso le sue responsabilità.

Pur avvalendosi della facoltà non rispondere nel corso dell’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Ermelinda Marfia, Di Ferro, accompagnato dall’avvocato Rossella Dolce, ha fatto delle dichiarazioni spontanee.

I poliziotti della squadra mobile hanno assistito alla cessione di droga martedì pomeriggio in via Petrarca, sotto la casa di Di Ferro. È ipotizzabile che non fossero lì casualmente, ma seguissero i movimento di Di Ferro.

Interrogato dai poliziotti il cliente, che lavora nella segreteria del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, (era in carica anche nella vecchia legislatura) ha raccontato di avere concordato con Di Ferro, al telefono, la consegna della cocaina per uso personale. Ha aggiunto che non era la prima volta.

All’inizio parlavano del fatto che il cliente dovesse pranzare al ristorante di Villa Zito, in via Libertà, dove lavora Di Ferro, con altre tre persone. Lo stesso numero, tre, è poi diventato il numero delle dosi di cocaina da comprare.

Di Ferro ha spiegato che l’uomo “è un mio conoscente, mi ha chiamato chiedendomi di fargli trovare tre grammi di cocaina (il peso effettivo è di 3,11 grammi). Io gliel’ho procurate, ci siamo dati appuntamento sotto casa mia, ho ricevuto 300 euro in cambio della sostanza stupefacente”.

Un’ammissione piena. Di Ferro, però, ha voluto precisare che “non faccio questo lavoro, ma ho fatto solo da tramite. Sono profondamente dispiaciuto per quanto accaduto. La mia professione è quella di imprenditore e faccio il cuoco presso il bar di Villa Zito”.

Secondo il giudice per le indagini preliminari, la capacità di Di Ferro di procurarsi in un breve lasso di tempo la droga “induce ad escludere l’occasionalità e il piccolo spaccio”. La Procura aveva chiesto che venisse posto ai domiciliari.

Dopo la convalida dell’arresto il gip ha disposto l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Una misura cautelare meno afflittiva, pur sottolineano che “bisogna porre un freno alla sua pericolosità” e che “vi è il concreto pericolo di retrazione del reato”.

Il cliente non è indagato, ma è stato segnalato come assuntore di stupefacenti. Galvagno ha annunciato che lo licenzierà. Nei giorni scorsi, proprio all’Ars, si è svolta una iniziativa antidroga. Galvagno è stato tra i primi a sottoporsi al test del capello per “dare l’esempio”.


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