L’aurora dalle dita rosate, come scriveva Omero? No, la strada color della munnizza. Nei dintorni della via dei turisti, a piazza Florio – quella che chi arriva al porto di Palermo compie – è tutto un brulicare di rifiuti dalla forma fantasiosa che, essendo scaduti i termini, non possiamo più nemmeno spacciare come curiose installazioni folcloristiche di ‘Manifesta’.
Lì dove c’erano i cassonetti, sorgono cumuli spontanei di fetenzie assortite. I sacchetti gocciolanti. Lo specchio in mille pezzi (sette anni di sfiga). I pannoloni. Formazioni di rottami inestinguibili. Con grande sollazzo dei visitatori che percorrono il corridoio fino al centro e scattano foto che propaganderanno gli orrori di Palermo nel mondo.
E qui non c’entra più il sindaco Orlando, non c’entrano le difficoltà della Rap e nemmeno i disservizi che in cento occasioni LiveSicilia.it ha denunciato. Qui siamo noi. C’entriamo noi, i palermitani irredimibili.
Scagli il primo rimprovero chi non ha nemmeno mai conferito un fazzolettino sporco fuori orario. Siamo noi che, dal piccolo sedimento all’ingombro colossale, abbiamo un tormentato rapporto con la civiltà. Noi che passiamo le giornate a dare la colpa a questo o a quello, talvolta con ragione, ma evitiamo accuratamente di compiere un esame di coscienza. Facciamolo, se capita. E vergogniamoci un po’.