Palermo e i teatri verso il 2018 | "No a figlioli e figliastri" - Live Sicilia

Palermo e i teatri verso il 2018 | “No a figlioli e figliastri”

Il frontone del Teatro Massimo di Palermo (Foto di Claudio Mussolin)

I teatri indipendenti di Palermo chiedono di essere coinvolti nella programmazione per il 2018.

CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA
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PALERMO – “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”. Il monito inciso sul frontone del Teatro Massimo di Palermo campeggia sulla città ed è attuale oggi più che mai con la nomina del capoluogo siciliano a Capitale italiana della Cultura per il 2018. Preparare l’avvenire, infatti, è l’obiettivo dichiarato non solo dell’Amministrazione comunale, che del titolo si è giustamente ammantata, ma anche di tutti quei piccoli e meno piccoli teatri che da decenni producono arte in città appoggiandosi soltanto sulle proprie forze e sui propri sforzi. Teatro Zappalà, Teatro Lelio, Ditirammu sono tra questi. Coinvolgimento: questa è la parola chiave che riassume le aspettative dei teatri indipendenti di Palermo. Per il 2018 si aprirà una stagione di programmazione e loro vogliono farne parte. “Non si facciano differenze tra figlioli e figliastri”, è l’esortazione rivolta alle Istituzioni.

“Ci aspettiamo di alleviare la sonnolenza che da tempo affligge il teatro indipendente in questa città”, dice Vincenzo Pandolfo, del Teatro Lelio. “Ci si sta adagiando sul cabaret, a scapito di altre produzioni, come la prosa – aggiunge – e dobbiamo provare a cambiare la rotta, investendo anche su altro. Ma ci tengo a precisare che non abbiamo bisogno di finanziamenti fini a se stessi, serve piuttosto una programmazione generale e inclusiva che ci permetta di continuare a produrre cartelloni interessanti e variegati che possano attirare l’attenzione del pubblico”. “Un pubblico che deve essere formato anche dai più giovani, servono incentivi sui biglietti e gli abbonamenti per favorire un ricambio generazionale e il ritorno dei ragazzi in platea”, aggiunge Franco Zappalà, titolare di uno dei più antichi teatri della città. “Mio nonno Franco – racconta l’erede – portava il teatro in giro per le borgate palermitano e mi diceva sempre che ‘il teatro si fa con la carne’, ovvero con le persone: con gli attori sul palco e con il pubblico in platea, due entità che non possono esistere se non contemporaneamente”. “Fatichiamo e non poco per mandare avanti le attività di un piccolo teatro, il Ditirammu, che ha solo 52 posti in platea ma che rappresenta una vetrina per la città di Palermo, sia per le produzioni che mette in cartellone sia per la posizione in cui si trova, in un quartiere, quello della Kalsa, che è un’importante attrazione turistica”, racconta Vito Parrinello.

Non c’è polemica nelle parole dei manager dei teatri, non ci sono recriminazioni contro le due realtà che da sempre si accaparrano tutte le attenzioni delle Istituzioni locali, Teatro Massimo e Teatro Biondo nello specifico, c’è solo la voglia di raccontare il duro lavoro portato avanti con creatività e sacrifici e la speranza che questo titolo, Capitale italiana della Cultura, possa portare un nuovo slancio. E un nuovo patto con l’Amministrazione, che si può riassumere in una proposta: sostegno sull’acquisto dei biglietti e degli abbonamenti, agevolando soprattutto i più giovani. L’obiettivo è fare innamorare di nuovo i giovani del teatro. “A parte il Natale e qualche sporadico grande evento, non c’è un rapporto costante e solido tra Amministrazione e teatri – sostiene Zappalà. – Ci auguriamo che questa straordinaria opportunità che ci è stata offerta venga sfruttata al meglio, con la collaborazione di tutti, perché i frutti siano duraturi”.


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