Il pasticcio del closing | Che bluff per la città! - Live Sicilia

Il pasticcio del closing | Che bluff per la città!

Dopo la spola tra i Palazzi del potere non si può liquidare la storia con una polemica sui giornali.

Calcio-Palermo
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PALERMO – “Lasciamo perdere però tutta questa commedia”. Parola di Maurizio Zamparini. E no, diceva l’immenso Saro Urzì in una memorabile scena di “Sedotta e abbandonata” (titolo che calza a pennello alla tifoseria rosanero) di Pietro Germi, “sarebbe troppo facile, troppo semplice e troppo comodo”. Sperare di liquidare la pantomima che per mesi si è protratta a scapito di una città intera con un’alzata di spalle e uno “scurdammocce ‘o passato” è un atteggiamento irricevibile. La barzelletta del closing è stata un affronto troppo grande per archiviarla così, con una polemichetta a suon di comunicati stampa. Perché la cessione del Palermo era diventata, comprensibilmente, un affare di stato. E la Iena italo-americana investita frettolosamente della carica di presidente si era mossa in città facendo spola tra tutti i palazzi del potere, tra tutte le istituzioni cittadine e regionali.

L’amara lezione di questo finale che a un certo punto era apparso tristemente prevedibile è ancora una volta che questa città è una specie di porto delle nebbie esposto a tutti i venti. Un luogo risucchiato da una foschia opprimente in cui tutto diventa possibile, anche prendere per i fondelli non una società sportiva, non una curva di tifosi ma un’intera comunità e i suoi rappresentanti.

Ne avevamo tutti abbastanza di Zamparini e delle sue storie su fantomatici acquirenti traboccanti petroldollari che all’inizio, quando già il profilo di questa operazione presentava una serie di punti oscuri, abbiamo abbracciato, speranzosi malgrado tutto, il giovanotto tatuato Paul Baccaglini all’insegna dell’idea palermitanissima per cui più scuro di mezzanotte non può fare. Ecco, ora abbiamo superato la mezzanotte. Ma la “commedia”, come la chiama il redivivo patron del Palermo, non si può riporre sullo scaffale della cineteca come niente fosse. E devono essere prima di tutto quelle autorità che hanno partecipato da comparse o comprimari alla sceneggiata a pretendere chiarezza.

Oggi il sindaco di Palermo Leoluca Orlando in una nota ha ribadito la sua disponibilità a “fare quanto istituzionalmente possibile per il futuro del calcio a Palermo”. Di certo tra quanto è possibile fare c’è il chiedere che a questa città si spieghi con chiarezza cosa non ha permesso di fare l’affare. Quale era la reale posta in gioco. Quali erano gli altri attori coinvolti se ce ne erano e quale peso aveva, se ne aveva, nella trattativa il progetto del nuovo stadio. Quali le garanzie di credibilità che erano state presentate quando tutto il reality show si è aperto, su quali documenti si erano fondate le valutazioni delle parti e quale affidabilità avevano. Le Istituzioni, insomma, dopo le passerelle e le foto ricordo si facciano sentire, insomma, per fermare il prossimo Omino di burro pronto a caricare sprovveduti sul suo carro da portare al Paese dei Balocchi per farli risvegliare asini e gabbati.


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