PALERMO – La casa è salva, ma c’è voluto un processo prima che la difesa facesse emergere che era stata confiscata per errore. Il tribunale per le misure di prevenzione, presieduto da Ettorina Contino, cancella la confisca di un immobile nella zona di corso dei Mille a Palermo.
Chi era Francesco Paolo Alamia
Una decina di anni fa scattò prima il sequestro e poi la confisca del patrimonio del costruttore Francesco Paolo Alamia, nel frattempo deceduto: cento immobili e decine di terreni, tre imprese, 21 rapporti finanziari, 900 mila euro depositati in alcuni conti correnti. Il patrimonio fu stimato in oltre 15 milioni di euro.
Ingegnere originario di Villabate, di Alamia si iniziò a parlare negli anni Settanta. Fu Giovanni Falcone ad occuparsi del fallimento della società Venchi Unica che faceva capo ad Alamia. Poi, un ventennio dopo le indagini avrebbero fatto emergere i legami con don Vito Ciancimino e uno dei killer più spietati di Cosa nostra, Pino Greco, detto scarpuzzedda.
Alamia, che è stato anche consigliere comunale democristiano a Palermo, finì sotto inchiesta per mafia ma arrivò l’archiviazione. Nella stessa indagine, chiusa con un nulla di fatto, erano coinvolti Silvio Berlusconi e l’imprenditore Filippo Alberto Rapisarda.
Don Vito Ciancimino e Dell’Utri
Si è scavato nella vita di Alamia a partire dagli anni ’70 quando la sua storia si intrecciò con quella di Vito Ciancimino e Marcello Dell’Utri. In quegli anni Alamia era azionista di controllo e rappresentante legale della Inim – Internazionale Immobiliare – una spa costituita a Palermo nel 1976 e poi trasferita a Milano.
Divenne un colosso immobiliare che acquistava grandi aziende fallite proprietarie di terreni edificabili in Lombardia, Piemonte e Lazio per realizzare enormi speculazioni edilizie. A metà negli anni Novanta, su indicazione di un altro Ciancimino, Massimo, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, il suo nome finì nel calderone delle indagini sfociate nel processo e nella condanna di Dell’Utri. Di Alamia Ciancimino jr disse che investiva, attraverso la Inim, le tangenti del padre a Milano. L’inchiesta si chiuse con l’archiviazione.
Il collegio delle Misure di prevenzione nel 2016 ritenne, però, che quelle stesse prove che non bastarono a mandare sotto processo Alamia era sufficienti per aggredirne il patrimonio.
Un errore nella confisca della casa
Tra le società confiscate c’era pure la Immobiliare Mille, che aveva realizzato una serie di residence in diversi terreni. In uno di questi c’era la casa oggetto del processo. L’avvocato Silvana Tortorici, legale del nuovo proprietario, ha fatto emergere che l’abitazione era stata comprata prima che venisse sequestrato il patrimonio di Alamia. Quest’ultimo era il proprietario del terreno su cui è stato edificato il residence, ma non tutte le abitazioni erano di sua proprietà.