PALERMO – Quattro condanne al processo nato dall’inchiesta “sugli esami truccati” per diventare ufficiali di macchina e lavorare sulle navi. Tra capi di imputazione caduti nel merito e altri prescritti le pene sono più miti.
Il blitz scattò nel 2017. La Procura di Palermo, i finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria e la capitaneria di Porto di Palermo ritennero di avere scoperto un giro di tangenti e favori. Pagando fino a mille euro i candidati avrebbero avuto la certezza di superare le prove indette dalla direzione marittima per ottenere l’abilitazione. Le accuse andavano dalla corruzione all’abuso d’ufficio.
Esami truccati, le condanne
Queste le condanne inflitte dalla Corte di Appello presieduta da Adriana Piras: Giovanni Paterna 5 anni, 1 mesi e 10 giorni, Alessandra Schirò 2 anni, Francesco Giuseppe D’Annibale 1 anno e 8 mesi, Francesco De Santis 1 anno e 4 mesi. Per quest’ultimo, titolare di una scuola di formazione marittima, difeso dagli avvocati Roberto Macaluso e Michele De Santis, è caduto il residuale capo di imputazione per corruzione derubricato in abuso d’ufficio. In primo grado era stato condannato a tre anni, a fronte di una richiesta di condanna a 9 anni.
Il processo riguardava il rilascio dell’attestato necessario per lavorare sui mercantili e a bordo della navi da crociera.
I candidati avrebbero avuto la certezza di superare le prove, conoscendo in anticipo le risposte durante i pre corsi per diventare primo ufficiale di coperta o di macchina. Un ruolo chiave avrebbe avuto Paterna, direttore di macchina e componente della commissione esaminatrice.