PALERMO – Trovarsi in zona retrocessione ad aprile, senza un briciolo di speranza e con il timore crescente di salutare il massimo campionato. Il riferimento non è al Palermo, tuttavia ai rosanero può tornare utile per provare a guardare il bicchiere mezzo pieno in un momento psicologicamente delicato, con l’auspicio di cavalcare un’onda emotiva che potrebbe derivare da un successo, magari capace di generarne altri. E poi altri. E altri ancora. Non è fantascienza, ma un racconto che trova riscontro in una delle favole più belle del calcio contemporaneo.
È la storia del Leicester di Claudio Ranieri, attualmente in testa alla Premier League con sette punti di vantaggio sul Tottenham a sei gare dalla conclusione del torneo. Eppure le foxies, proprio un anno fa, si trovavano relegate all’ultimo posto del massimo campionato inglese con appena 19 punti conquistati in 30 partite e l’incubo di un mesto ritorno in Championship pronto a tramutarsi in una triste quanto ineluttabile sentenza. Quattro vittorie, sette pareggi e tutte sconfitte: un rendimento disastroso figlio delle scialbe prestazioni di 17 giocatori dell’attuale rosa esaltata dalla gestione del manager di Testaccio.
Improvvisamente, un cambio di passo. La squadra allora allenata da Niger Pearson trova la prima vittoria alla trentunesima giornata dopo un digiuno che durava dalla seconda di ritorno (come l’attuale Palermo di Novellino). Da lì un cammino entusiasmante, che permette alla compagine inglese di ottenere 22 punti nelle ultime otto gare e di assicurarsi la permanenza matematica addirittura con un turno di anticipo. Ai rosanero basterebbe uno sforzo decisamente inferiore per salvare la Serie A. A patto di crederci. Per i sogni di ben altra gloria ci sarà tempo.