Palermo, "favori alla Forestale": condannati e assolti NOMI

Palermo, “favori alla Forestale”: condannati ex capo e ispettore

Ci sono dieci assolti I NOMI

PALERMO – A sette anni dal blitz arrivano tre condanne e dieci assoluzioni. Nel 2016 il distaccamento di Villagrazia del Corpo forestale della Regione siciliana fu travolto dallo scandalo. In cambio di soldi chiudevano gli occhi sulle irregolarità dei piccoli cantieri edili nella zona. I capi d’imputazione erano induzione induzione indebita a dare o promettere utilità, truffa, peculato e falsificazione di verbali.

I tre condannati

La terza sezione penale del Tribunale presieduta da Fabrizio Lo Forte l’ex comandante Antonio Polizzi e l’imprenditore Antonino Chiazzese a 4 anni ciascuno di carcere. Quattro anni e mezzo sono stati inflitti all’ispettore Antonio Sacco. Le richieste di pena erano molto più, ma alcune accuse sono cadute nel merito e altre per prescrizione.

Gli assolti

Assolti gli operai Vincenzo Vaglica, Antonino Mangano e Giuseppe Rocco Ferro, gli ispettori Giuseppe Colibro e Salvatore Impastato, Vincenzo Musso, Giovan Battista Musso, Michele Capizzi, Francesco La Fata, Leonardo Di Maria.

Erano assistiti dagli avvocati Rocco Chinnici, Ennio Tinaglia, Salvatore Modica, Luca Bonanno, Claudio Alongi, Giuseppe Inzerillo, Rizzo, Delia Montana, Antonino Gattuso e Antonio Turrisi, Salvino Caputo, Miria Rizzo, Aristide Galliano.

Barbiere e forestale? Tutto regolare

Singolare la storia di Ferro, difeso dall’avvocato Luca Bonanno, operaio stagionale della Forestale e barbiere a Partinico. Non ha retto l’accusa Ferro che avesse esibito falsi fogli di presenza.

Il comandante Polizzi, dissero i suoi stessi colleghi della Forestale che lo avevano intercettato e pedinato, avrebbe gestito l’ufficio come se fosse casa sua. Avrebbe utilizzato la macchina di servizio, una Fiat Panda, per gli spostamenti personali e addirittura si sarebbe appropriato della legna di un bosco demaniale a Villaciambra.

Così “arrotondava” lo stipendio

Per “arrotondare” il suo stipendio Polizzi si sarebbe inventato un infortunio sul lavoro, ottenendo dall’Inail poco più di mille e cento euro. A tradirlo sono stati sia le celle telefoniche, che nel giorno del presunto incidente lo avevano localizzato lontano dalle campagne di Belmonte Mezzagno dove disse di essersi fatto male, ma anche le parole del suo collega Sacco che intercettato diceva: “Appena lui arriva al punto di ottenere quello che deve ottenere e si fotte quella pensione… di duecentocinquanta euro fissi al mese, lui piglia e vedi come rientra. Lui ora sta facendo questo traccheggio perché ci manca un punto, per fottersi questo punto, si mastica duecento cinquanta euro fissi al mese”.


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