PALERMO – Ferrandelli in giunta? Sì, ma solo dopo le Europee o al comune di Palermo si rischia la crisi. Sono giorni concitati per il centrodestra in città, alle prese con l’ennesimo braccio di ferro tra il sindaco Roberto Lagalla e la sua maggioranza. Una coalizione che sulla carta dovrebbe dormire sonni tranquilli, forte di 26 consiglieri su 40, ma che incredibilmente riesce a mettersi in difficoltà da sola, interpretando anche il ruolo di un’opposizione di cui altrimenti ci sarebbero poche tracce.
La mossa di Fdi
Ad agitare il centrodestra è l’ipotesi che il cambio tra il vicesindaco Carolina Varchi e la compagna di partito Brigida Alaimo, di Fratelli d’Italia, possa non essere l’unico ritocco alla giunta. Il partito di Giorgia Meloni ha infatti deciso di anticipare i tempi, mossa che ha complicato i piani del sindaco che avrebbe voluto rimandare il tutto a dopo le Europee. Già, perché l’ultimo rimpasto si è chiuso grazie ad alcuni impegni che nelle intenzioni di Lagalla si sarebbe dovuti concretizzare in estate, se non in autunno. Peccato che l’addio della Varchi abbia rimesso tutto in discussione.
Pace fatta con la Dc
A dare fuoco alle polveri ci ha pensato nei giorni scorsi la Democrazia cristiana che aveva iniziato una sorta di “sciopero” d’Aula, non partecipando più ai lavori del consiglio comunale. I “pontieri” si sono messi in azione, grazie all’intervento di amici di vecchia data del sindaco, e il confronto con Totò Cuffaro ha evitato la crisi: la delega al Patrimonio andrà alla nuova Dc ma solo più avanti, mentre i rinforzi per il Suap dell’assessore Giuliano Forzinetti arriveranno prima. Una pace che sarebbe stata siglata in virtù dell’impegno a non apportare altri ritocchi alla squadra di governo, al netto dell’ingresso della Alaimo.
L’ipotesi Ferrandelli
La conferenza stampa di addio della Varchi ha però fatto scoppiare il caso: Lagalla infatti, rispondendo alle domande dei cronisti, ha sì ribadito che un nuovo rimpasto si potrà avere solo a metà mandato ma non ha escluso che siano possibili cambi di assessore all’interno dello stesso partito. Un’eventualità che consentirebbe, per esempio, al gruppo del sindaco di sostituire Antonella Tirrito, titolare della delega all’Innovazione, proprio con Fabrizio Ferrandelli che due mesi fa è entrato in maggioranza insieme a Leonardo Canto, pur non rinnegando l’appartenenza al partito di Carlo Calenda che a Roma è all’opposizione. Un avvicendamento che farebbe comunque storcere il naso a una parte del mondo cattolico di cui la Tirrito è espressione, ricoprendo ruoli anche in organismi diocesani.
Meloniani sul piede di guerra
Ipotesi che fa venire l’orticaria a quasi tutta la maggioranza. “Non possiamo nominare assessore chi è in un partito che, in campagna elettorale, attaccherà il governo Meloni”, è il ragionamento a taccuini chiusi di un meloniano. Fratelli d’Italia vorrebbe che Ferrandelli e Canto dicessero ufficialmente addio ad Azione e avrebbe posto il tema al sindaco che non avrebbe troppo gradito, anche se si tratta di una posizione che trova sponda sia tra i cuffariani che in ambienti forzisti. L’argomento, a dirla tutta, non è neanche nuovo e nei mesi scorsi Fdi si era divisa fra chi era più conciliante e chi più intransigente; alla fine è prevalsa la linea del dialogo, si dice col benestare in persona del presidente del Senato Ignazio La Russa, a patto però di far slittare la nomina di Ferrandelli a dopo le Europee.
Varchi pronta all’addio
L’intenzione del sindaco di anticipare i tempi ha messo in agitazione i partiti che hanno così alzato le barricate. Circola addirittura voce che la permanenza della Varchi in giunta, data per “brevissima”, possa allungarsi oltre il previsto, anche se ambienti meloniani smentiscono l’ipotesi: le dimissioni potrebbero arrivare già venerdì.