PALERMO – Sull’auto blu di Gianfranco Miccichè è salito persino il gatto. Lo hanno trasportato da Palermo alla casa del politico a Sant’Ambrogio. Soffriva il mal d’auto evidentemente, visto che una volta accadde che “ha vomitato pure l’anima”.
Il giudice per le indagini preliminari non ha dubbi. Miccichè, a cui è stato imposto il divieto di dimora a Cefalù, avrebbe usato per motivi personali la macchina che si era auto assegnato. Fu l’ultimo decreto da presidente dell’Ars. Un’Audi Q3, presa a leasing con 24 rate da 1.199 euro ciascuna (Iva esclusa).
Doveva servire a Micciché, eletto all’Ars con Forza Italia, per attività politico-istituzionali. Ed invece per una trentina di volte, a tanto ammonta il numero di quelle monitorate, l’auto blu è stata usata per accompagnare familiari, collaboratori, amici e amiche di Miccichè.
Altre volte è diventato un mezzo di trasporto di cose. Le “fave fantastiche”, “due teglie di pasta al forno, sfincionello e gateaux, le cialde di caffè”, e tutto il cibo necessario per la festa di compleanno di Miccichè, comprato dall’amico e chef Mario Di Ferro.
I collaboratori facevano la spola da Palermo a Sant’Ambrogio anche per seguire i lavori degli operai che “debbono controllare questo canalone che si è otturato” o comprare “il frigorifero”.
Tra i più attivi Vito Scardina (non indagato), definito dagli investigatori “factotum assunto come collaboratore politico”.
Una volta l’autista Maurizio Messina fu incaricato di ritirare delle piante: “Dodici piante di bambù, vuole prese, 4 piante grasse e 4 piante”. Parve troppo allo stesso Messina che disse: “Mica aiu u Fiorino” (“mica ho il Fiorino”).
A volte, però, sarebbe convenuto allo stesso Messina: “Io mi fazzu a missioni un ti preoccupari” (“mi faccio la missione, non ti preoccupare)”. Adesso è sotto inchiesta assieme a Miccichè.
Gli spostamenti sono stati monitorati con un Gps che era stato piazzato nell’auto dell’ex presidente. Lo scorso giugno se ne accorse e parlò di “clima politico brutto”. La politica, però, non c’entrava.