Palermo, Graves: "In città sento la passione dei tifosi"

Palermo, Graves: “In città sento la passione dei tifosi”

"In Danimarca le persone non chiedono autografi. Sono felice di aver giocato tanto e così presto"

PALERMO – Simon Graves conquista tutti. Dopo l’esordio da titolare al “Renzo Barbera” in occasione della gara contro il Frosinone, il difensore danese del Palermo è stato intervistato dal portale “Bold.dk” per commentare le sue prime emozione vissute con la maglia rosanero. “Sono riuscito ad allenarmi per qualche giorno e non mi aspettavo di esordire già alla prima partita a cui ho assistito – dice Graves in riferimento ai pochi minuti giocati nel finale di Palermo-Reggina -. L’atmosfera è intensa, soprattutto a Palermo con 27.000 tifosi sugli spalti. La cultura li rende follemente appassionati del loro calcio. È solo più grande quaggiù”.

“La passione dei tifosi la sento quando cammino per la città. Ci sono già diverse persone che mi riconoscono e vogliono fare delle foto quando vado a fare una passeggiata. Mi salutano e mi parlano un po’ di italiano, che ancora non capisco. E poi i miei social media sono cresciuti – ammette il danese sorridendo -, ricevo parecchi commenti e mi piace in più. L’obiettivo a lungo termine della società è chiaramente quello di tornare in Serie A, ma quest’anno non siamo ancora pronti a salire. Ma io mi sento tranquillo. Ovviamente a un certo punto saliremo, ma i proprietari sanno benissimo che ci vuole tempo per ricostruire il club dopo essere scesi in Serie D”.

“Sono un po’ sorpreso perché spesso c’è un periodo di rodaggio in un nuovo paese – spiega Simon in merito al suo esordio dal primo minuto -. Ma sono solo felice di giocare così tanto così velocemente, perché sono qui per giocare a calcio. Ma quando un club acquista un giocatore per una quota di trasferimento, si presume che tu sia stato acquistato come rinforzo. Ovviamente spero di giocare tante partite e diventare una parte importante della squadra, ma sta a me fare bene. I tifosi? Probabilmente è una questione culturale, perché anche in Danimarca le persone potrebbero guardare, ma non vanno a chiedere un autografo. Gli italiani non sono riservati come in Danimarca”, conclude il centrale di difesa del Palermo.


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