PALERMO– Questa è una storia di speranza e devozione. La raccontano due sposi innamorati al ventiseiesimo anno di matrimonio: Giuseppe Misseri, 59 anni, e Pietra Termini, 50 anni. La raccontano nei giorni della Santuzza, poco prima della tradizionale ‘acchianata’, quando Palermo si reca al santuario sul monte per abbracciare la sua patrona.
Noi ci limitiamo a raccontare quel racconto che abbiamo inizialmente appreso da un post del consigliere comunale Ottavio Zacco e approfondito grazie al contatto di Gioacchino, un amico della coppia.
Il post del consigliere
Non esprimiamo un giudizio, ci limitiamo a dare un semplice resoconto. Che ha trovato conferme rispetto alla sua genuinità da varie fonti. ‘Il Mediterraneo 24’ aveva offerto già una testimonianza nel luglio scorso. Ma non c’è mai stato un vero bisogno di prove rispetto ai sentimenti belli e nobili, in calce a una storia di fede e speranza che ognuno valuterà come crede, ascoltandola. Qualunque sia la verità, fra terra e cielo.
Dunque, il post del consigliere Zacco, qualche giorno fa, con la foto che mostriamo: “Sono rimasto profondamente colpito dall’inaspettata e gradita sorpresa ricevuta dai coniugi Pietra Termini e Giuseppe Misseri che, accompagnati dal mio amico Gioacchino Tramuto, hanno voluto omaggiarmi una splendida riproduzione del carro trionfale con la nostra amata Santuzza. Pietra e Giuseppe, rappresentano la testimonianza che grazie ad una forte e reale fede possono avvenire i miracoli”.
“I miracoli sono più di uno”
Successivamente, la telefonata. Risponde Giuseppe. “I miracoli sono più di uno – dice -. Aspetta che ti passo mia moglie”.
Ecco Pietra: “Avevo dieci anni e un fortissimo mal di testa – racconta -.stavo malissimo. In ospedale mi hanno scoperto un brutto male al cervello, qualcosa che poteva uccidermi. Ho dovuto affrontare una operazione difficilissima ad altissimo rischio. Già allora mia nonna mi consacrò a Santa Rosalia, a cui era devota. Mi sono salvata e ora sono qui. Ogni anno metto l’abito tradizionale, ho portato una testa d’argento alla Santuzza. Giuseppe fa l’acchianata per me, io vado con l’autobus. Quest’anno andrò con un bouquet di fiori”.
“Santuzza aiutaci tu”
Racconta Giuseppe: “Quindici anni fa, sempre per problemi neurologici, mia moglie non poteva più camminare. Era a letto, ferma. Ha affrontato le cure, certo. Ma anche in quella occasione abbiamo pregato tanto la Santuzza. Adesso lei cammina, pure se col girello…”.
Racconta ancora Giuseppe: “Dopo che mia moglie si è rialzata, sono stato malissimo io. Mi hanno diagnosticato un tumore ai polmoni. E io dicevo, tra me e me: Santuzza mia, possibile che non c’è pace? Se io muoio, chi resta con Pietra, chi la aiuta…”.
“Una sera che ero particolarmente giù, dalla finestra dell’ospedale, mi sono voltato verso Monte Pellegrino – dice Giuseppe -: Santuzza, aiutaci… Sono stato operato. Sono guarito. Ho fatto l’acchianata, dopo tanta sofferenza. Ho preso il rosario che tenevo al collo e l’ho messo tra le mani di Santa Rosalia”.
“L’anno scorso, per il venticinquesimo anniversario di matrimonio, c’è stata la celebrazione in cattedrale con don Filippo Sarullo e abbiamo incontrato l’arcivescovo Lorefice. Il suo abbraccio è stato una benedizione. Anche il sindaco Lagalla è molto affettuoso e buono con noi”.
“Non cerchiamo visibilità”
Giuseppe Misseri si commuove, mentre parla. Gli trema la voce: “Lo so quello che uno può pensare, questi sono esagerati e vogliono, magari, approfittarne. Ma ci hai cercato tu, non siamo stati noi a cercare te”.
“Non vogliamo pubblicità, né visibilità – dice Giuseppe -. Ci interessa solo regalare un messaggio: abbiate fede e in un modo o nell’altro le cose si aggiustano. Io so che, durante la sofferenza peggiore, ho toccato il cielo, ho visto il Paradiso. Credimi, non voglio convincere nessuno. Ma io so che il Paradiso c’è…”. Questa è una storia di speranza, di devozione, qualunque sia la verità. Fra cielo e terra.