Palermo, il pizzo consegnato nel negozio di abbigliamenti - Live Sicilia

Palermo, il pizzo consegnato nel negozio di abbigliamenti

Il retroscena delle estorsioni a Villabate

PALERMO – Il primo a parlare del pizzo imposto al titolare della società di spedizioni è stato Francesco Colletti, capomafia di Villabate divenuto collaboratore di giustizia.

La vicenda la conosce bene perché per lui si trattò di una estorsione nuova. Al momento del suo insediamento aveva ricevuto la lista degli imprenditori che già pagavano il pizzo.

L’estorsione mai denunciata

Il nome del protagonista dell’estorsione svelata oggi dalla Procura della Repubblica non era incluso perché non si era ancora trasferito da Carini in zona di competenza della famiglia mafiosa di Villabate.

“Credo la richiesta è sulle 4 mila euro l’anno… quando hanno acquistato questa struttura dovevano fare dei lavori”, ha raccontato Colletti in un verbale del 2019.

La vicenda dell’estorsione, mai denunciata, era emersa anche nelle intercettazioni che portarono all’arresto di boss e gregari del mandamento di Ciaculli.

“Sì perché si sono fregati la Dhl… nostro qua era”, diceva Maurizio Di Fede, uomo forte della famiglia di Roccella, il quale riteneva che ci fosse stato uno sconfinamento dei mafiosi di Villabate.

I dissidi tra i boss

Altri dissidi, stavolta tutti interni a Villabate, erano sorti fra il presunto capo Francesco Terranova e Salvatore Lauricella, entrambi finiti in carcere nei giorni scorsi. I metodi di Lauricella non erano piaciuti: “È pericoloso… lui non è che mi deve sucare la minchia, ora glielo dico bello chiaro, che è stronzo… quello dice eventualmente Dhl…”.

Terranova era stato fin troppo chiari: “Se vedi u siccu (il soprannome di Lauricella, ndr), gli dici: ‘Mi ha detto tuo compare di non mandare più a nessuno sopra, fermati, bloccati completamente che ci sono mali discorsi”.

Ad occuparsi della riscossione sarebbe stato Antonino Ciaramitaro, il commerciante di abbigliamenti arrestato nella notte dai carabinieri del nucleo investigativo di Palermo.

Ed è proprio nel suo negozio che la cifra sarebbe stata consegnata a Vito Traina, altro arrestato nei giorni scorsi. Quest’ultimo non nascondeva un certo un inabrazzo: “Mi vado a mettere il giubbotto, mi provo un giubbotto e Tony (il soprannome di Ciaramitaro, ndr) si avvicina da me: ‘Te li do a te?’ e gli dico: ‘No ti levi, ma che cosa? Che vuoi? Vattene, mi sto provando un giubbino’, ma è malato”.

Il riferimento è a un pagamento avvenuto a dicembre. Il secondo sarebbe stato documentato in occasione della scorsa Pasqua, quando fu l’imprenditore a bussare alla porta dei mafiosi, nonostante poco tempo prima fosse stato colpito da un gravissimo lutto in famiglia.

“Anzi che ha avuto il pensiero” diceva Ciaramitaro a Traina, che si meravigliava: “Anzi com’è che è venuto, cinque giorni fa (si riferisce al lutto)”.


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