PALERMO – Dovevano “pensare al futuro”, creare “qualcosa di importante” per spingere l’immagine di Gaetano Galvagno in vista della “guerra” politica con una delle identità nascoste.
La “guerra” di Galvagno
“Tanto la guerra diciamocelo francamente sarà tra lui e uomo 18”, diceva Sabrina De Capitani, portavoce dimissionaria del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, chiacchierando con l’imprenditrice Marcella Cannariato. Sono tanti i politici di cui non si fa il nome nell’informativa della finanza in quanto non indagati.
C’è “Uomo 6”, “sponsor” di Marianna Amato, altra donna della comunicazione indagata per corruzione. Si tratta di un personaggio di rilievo in Fratelli d’Italia. E c’è “uomo 18”, avversario politico di Galvagno. Per quale posto? Quello di governatore, a cui Galvagno, almeno pubblicamente, ha più volte dichiarato di non ambire, sfilandosi da un’eventuale “contesa” con Renato Schifani.
La partita doppia e le “missioni”
Si giocava una partita doppia. Quella per le manifestazioni finanziate con i soldi pubblici si intrecciava con le strategie politiche. La centralità di Galvagno sarebbe stata funzionale alla macchina degli eventi. A settembre 2024 Cannariato, vice presidente della Fondazione Dragotto faceva il resoconto di un suo incontro con Galvagno.
Gli aveva suggerito di organizzare delle “missioni… perché dobbiamo creare qualche cosa di importante”. Pensava ad “una conferenza alla New York University”, un incontro “con il presidente del Portogallo”, una tappa alla “Borsa di New York”, che “non è robetta”.
“Noi dobbiamo pensare al futuro, non all’odierno, al futuro”, aggiungeva l’imprenditrice indagata per corruzione. Galvagno doveva “essere colui che rappresenta il centro del Mediterraneo, se non esci fuori da questo Palazzo un (non, ndr) combini niente, devi avere un’ossatura importante, l’ossatura importante te la dà l’Europa”.
“Otto imprenditori pronti a sostenerlo”
Funzionali diventavano le cene a casa Cannaraito-Dragotto alle quali invitare “importanti imprenditori”. Dichiarazioni sul solco di quelle registrate nel luglio precedente. De Capitani raccontava al compagno Franco Ricci (nel 2023 è entrato a far parte del Consiglio di amministrazione della Sicily by Car di Tommaso Dragotto) stato di un incontro fissato in un locale di Mondello con “gli otto imprenditori più importanti di Sicilia”, i quali volevano sostenere Galvagno alle prossime elezioni come presidente della Regione.
Tutte insieme le loro aziende sommavano oltre cento mila dipendenti. Un bacino enorme di consenso elettorale. L’avversario della “guerra” politica avrebbe dovuto fare attenzione.