Palermo, la lentezza di Miceli e i malumori nel centrosinistra

Palermo, la ‘lentezza’ di Miceli e i malumori nel centrosinistra

I tentennamenti della coalizione di centrosinistra. Nonostante le difficoltà del centrodestra.
PALERMO 2022
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“Lui è Franco ed è anche Miceli e va benissimo, ma deve essere più veloce. Altrimenti ci stiamo mangiando il vantaggio che abbiamo. E’ un ottimo candidato, però deve capire che dovrà fare quasi tutto lui. Magari si aspettava un percorso più agevole…”. La voce che sottolinea schiettamente le inquietudini nel centrosinistra appartiene a una persona che sa leggere uomini e cose e che parla con la cortesia dell’anonimato. Sono tempi difficili, ci vuole poco a fare saltare i nervi, e mai la coalizione che è partita in anticipo vorrebbe offrire una impressione di rissosità e di spaccature. Quelle si lasciano volentieri al centrodestra.

Ma perfino tra i progressisti si avanzano delle perplessità. Riassumibili così, secondo plurime voci amichevoli, che appartengono a quel progetto e che rimangono lucidamente sul pezzo. Miceli è davvero una brava persona, un grande professionista, un candidato sindaco competitivo. Se non c’era lui, sarebbe stato difficile offrire una proposta politica all’altezza delle sfide che attendono Palermo, dicono. Però, nell’ora della pugna si sta mostrando un po’ troppo compassato, come certi centrocampisti di geometria e ordine. E quando lo affonda il tackle? Non tanto nella naturale critica agli avversari starebbe il ritardo, ma nel posizionamento di programmi dettagliati, donne e uomini, di idee che dovrebbero garantire una ‘continuità-discontinua’ dopo l’Orlandismo.

Invece – ecco i mumble mumble che tanti condividono senza dirlo alla luce del sole, solo Giusto Catania si è espresso, coraggiosamente, con la firma – si sta lasciando spazio libero agli altri, sia pure nel resoconto di beghe che, comunque polarizzano l’attenzione e il pathos e che potrebbero sfociare nella sospirata, da quelle parti opposte, sintesi.

Un avversario sempre rognoso – questo centrodestra – che saprebbe perfino rimontare e trionfare, se trovasse l’agognato e messianico nome unitario, al netto di qualche defezione. Ecco la paura più o meno confessabile: che l’occasione di vincere o di provarci sul serio, a sinistra, in una delicata transizione dall’Orlandismo al salto nel vuoto, sia compromessa dalla lentezza. Uno scenario verosimile, diffuso ed endemico – la lentezza – che viene vissuto come un piccolo dramma. La presentazione del competitor sindaco alla città, con tanti temi toccati in chiave ancora generica, non è stata percepita come rassicurante. In questi giorni sono previste riunioni per accelerare che dovrebbero imprimere una velocità differente.

Veramente Franco Miceli sarebbe una sorta di bradipo elettorale? L’allusione politico-zoologica appare eccessiva. Si tratta di un candidato che deve affrontare una pesante eredità, una sorta di panorama degli orrori attraversato da traffico, immondizia, varie ed eventuali, nonché lo scandalo supremo del cimitero dei Rotoli. E deve farlo senza rinnegare niente, contemporaneamente ponendosi come elemento discontinuo. Il suo passo si misura con l’accortezza di una strategia che si desidera solida, di un orizzonte che ha bisogno di pazienti costruttori, di una architettura che non somigli alla friabile casetta del porcellino più svampito della favola. Tuttavia, non è detto che ci sia il tempo per costruire subito alcunché, con la necessaria maturazione. Ecco perché, tra orlandiani e non, è già scattato l’attenti al lupo.


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