PALERMO- La movida è divisiva. Per il residente nel centro storico può significare la prigionia degli innocenti che non possono parcheggiare, non possono uscire e non possono dormire. Da qui le legittime proteste. Ma è altrettanto legittimo il desiderio di libera uscita, nel fine settimana, purché sia sano e rispettoso. Una evidenza sottolineata dal comandante della polizia municipale di Palermo, Angelo Colucciello, in una chiacchierata con Livesicilia.it: “Chiunque ha il diritto di andare a cena, di divertirsi. Dobbiamo vivere, non sopravvivere, evitando i comportamenti sbagliati”. Tragicamente, certe serate di Palermo e provincia, con una discoteca come paesaggio, si sono tinte di sangue, per i noti episodi su cui si indaga. Ecco perché la movida è uno degli argomenti da affrontare con lucidità, in una città che si percepisce insicura.
‘Il giro di vite’
Il Comune sta pensando a controlli più serrati, soprattutto per le discoteche: biglietti nominativi, tracciamento e l’obbligo di video-sorveglianza per i titolari. Se ne sarebbe parlato nel corso del Comitato per l’ordine e la sicurezza, convocato dopo l’omicidio di Rosolino Celesia, in via Calvi. Tutti provvedimenti allo studio che potrebbero essere inseriti nel famoso regolamento sulla movida al centro del dibattito politico. Uno strumento che, così com’è, piace poco al sindaco, Roberto Lagalla. “Si è detto che il ritardo nell’approvazione del regolamento comunale sulla movida abbia influito sugli ultimi fatti criminali a Palermo. Ma questa, più che una bugia, è un’idiozia – ha chiosato il sindaco -. Questo non significa che il regolamento che disciplinerà la movida non sia una priorità, ma riteniamo che la normativa debba avere una condivisione con le altre istituzioni”.
“Il problema è la criminalità”
Vincenzo Grasso, presidente regionale della Silb-Fipe di Confcommercio, il sindacato che rappresenta le imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo, torna a ribadire il suo punto di vista: “Non abbiamo ricevuto ancora alcuna comunicazione ufficiale, al momento. Dico quello che ho già detto: il problema non è la gestione dei locali, ma la criminalità. E siccome parliamo di atti criminali, la soluzione non può essere affidata ai gestori, con nuovi oneri. Non è questa la risposta giusta”.
Una partita delicata
La partita è delicatissima. Un regolamento è un attrezzo necessario, ma da solo non può bastare, perché serve l’incrocio di soluzioni e competenze a vasto raggio. Ricordava il comandante Colucciello: “Le strutture investigative e l’autorità giudiziaria sono in grado di fare fronte sul versante criminalità. Sono state messe un po’ da parte, casomai, le criticità sociali che vive il territorio, il disagio sociale. Gli ultimi ragazzi morti non sono stati uccisi dalla mafia, hanno perso la vita per la classica taliata storta, la rissa… e questo fa paura a chi, come me, è genitore”. Una paura che coinvolge tanti.