Palermo, l'amministratore agì bene: inchiesta archiviata - Live Sicilia

Palermo, l’amministratore agì bene: inchiesta archiviata

La sentenza del gip del tribunale scagiona l'avvocato Andrea Aiello dalle accuse mosse dagli imprenditori Cavallotti

PALERMO – Il gip di Palermo Antonella Consiglio ha archiviato l’inchiesta per abuso d’ufficio e peculato aperta a carico dell’avvocato Andrea Aiello, ex amministratore giudiziario della società Euroimpianti Plus srl di proprietà dei figli degli imprenditori Cavallotti, in passato indagati con l’accusa di essere soci del boss Bernardo Provenzano e assolti dopo alterne vicende giudiziarie.

L’inchiesta nei confronti di Aiello, nominato amministratore dopo il sequestro della Euroimpianti, nasce da un esposto inizialmente a carico di ignoti che evidenziava irregolarità nella gestione dell’impresa. La società si occupava della realizzazione della manutenzione della rete del gas e aveva vinto appalti in diverse parti di Italia tra cui l’Agrigentino e in particolare Ravanusa, dove una fuga di gas dalla rete del metano ha determinato il crollo di diverse palazzine e la morte di 9 persone.

Dopo due richieste di archiviazione della Procura, con altrettante opposizioni dei Cavallotti, e una accurata consulenza tecnica, il gip ha sancito la regolarità della gestione dell’amministratore giudiziario. In particolare i Cavallotti contestavano ad Aiello il dissesto della società e una cattiva gestione dei crediti incassati, che non sarebbero stati impiegati per nuove assunzioni e per il pagamento dei debiti verso i vecchi fornitori ma per fronteggiare i costi delle materie prime, lievitati in modo esponenziale, e minori ricavi che, a dire degli imprenditori, sarebbero stati imputabili a incapacità gestionale dell’amministratore giudiziario.

Accuse smentite dal lavoro del consulente tecnico che ha esaminato la documentazione contabile della società. Per il gip “emerge una seria e concreta difficoltà gestionale a seguito dei necessari costi che l’amministratore ha dovuto sostenere per il mantenimento degli impegni contrattuali e nei confronti dei molti dipendenti. I così detti costi di legalità”.

“Men che meno – prosegue il giudice – può rinvenirsi nelle condotte in parola una volontà dell’indagato di favorire se stesso ed altre figure professionale, che si sono rese necessarie, o di danneggiare la famiglia Cavallotti”.

Il gip sottolinea che l’amministratore giudiziario, subentrato mentre erano in esecuzione contratti di appalto, si trovò a gestire “una situazione gestionale e organizzativa deficitaria, che aveva reso necessaria sia l’esternalizzazione dei lavori oggetto degli appalti già aggiudicati, sia l’assunzione di nuove unità di personale, sia l’investimento di risorse finanziarie per l’acquisto di attrezzature e mezzi”.

A determinare il trend negativo nei risultati gestionali di Euroimpianti sarebbe stato anche il divario “tra i prezzi riconosciuti in sede di aggiudicazione degli appalti, nell’ambito di gare vinte nel periodo precedente al sequestro, e i costi effettivi che la società in amministrazione giudiziaria ha dovuto sostenere per una corretta esecuzione dei contratti”. In sostanza la società avrebbe vinto gare , presentando offerte “il cui ribasso, in fase esecutiva, si è rivelato, quasi immediatamente anormalmente basso”.

“Malgrado la presenza di tali anomali ribassi abbia inspiegabilmente consentito a Euroimpianti Plus S.r.l. l’aggiudicazione delle gare senza alcun rilievo da parte delle varie stazioni appaltanti, – spiega il giudice – è innegabile che l’originaria sottovalutazione dei costi di produzione abbia avuto inevitabili refluenze negative sul risultato economico complessivo”.

Ciò spiega la formale richiesta di revisione dei prezzi avanzata dall’amministrazione giudiziaria. Infine varie stazioni appaltanti contestarono alla società “insufficienze del personale di cantiere, poiché non veniva garantita la dotazione di personale necessaria per l’esecuzione delle opere nei tempi assegnati; insufficienze quantitative e qualitative di mezzi e di attrezzature; insufficienza di materie prime per lo svolgimento di opere assegnate; carenze in materia di sicurezza sul lavoro; continui ritardi nella esecuzione delle opere”.

“Alla luce delle criticità riscontrate in sede di immissione in possesso, – conclude il gip – e a fronte dei richiami e delle contestazioni sollevati dai committenti già a quell’epoca, all’amministratore giudiziario non restava da intraprendere altra via se non quella di una imponente riorganizzazione aziendale, tradottasi anche nell’affidamento esterno di alcuni lavori”. La società dopo il sequestro è stata ridata ai Cavallotti. La Procura ha fatto ricorso in appello dove è in corso il processo.


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